Malattia di Alexander
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Che cos’è e come si manifesta la malattia di Alexander?
- La malattia di Alexander fa parte della famiglia delle leucodistrofie, malattie neurodegenerative dovute a una progressiva perdita della sostanza bianca, il rivestimento isolante dei nervi che assicura una corretta trasmissione del segnale nervoso. Se ne distinguono diverse forme, sulla base dell’età di esordio e delle caratteristiche cliniche: tanto più l’esordio è precoce, tanto più la malattia è severa e l’aspettativa di vita ridotta. La forma infantile è la più frequente: insorge entro i due anni di età ed è caratterizzata da ritardo psicomotorio, spasticità, crisi epilettiche, macrocefalia (aumento delle dimensioni della testa). La forma giovanile esordisce più tardi, tra i 7 e i 14 anni, con vomito ricorrente e difficoltà nel linguaggio, nella coordinazione dei movimenti, nella deglutizione. La forma adulta è clinicamente simile alla sclerosi multipla, con manifestazioni di atassia e tetraparesi spastica.
Come si trasmette la malattia di Alexander?
- La malattia è legata a difetti nel gene GFAP, che codifica per una proteina importante per la formazione degli astrociti, cellule che svolgono un importante ruolo di supporto per i neuroni. Le mutazioni nel gene GFAP responsabili della malattia di Alexander sono di tipo dominante: è sufficiente cioè che sia difettosa una delle due copie del gene perché la malattia si manifesti. Esiste comunque una piccola percentuale di pazienti che non presenta difetti nel gene GFAP: è probabile quindi che ne esistano altri, non ancora identificati, associati alla malattia. Nella maggior parte dei casi la malattia è dovuta a mutazioni “de novo”, cioè non ereditarie ma insorte a livello dei gameti dei genitori.
Come avviene la diagnosi della malattia di Alexander?
- Come per altre forme di leucodistrofia, la diagnosi viene effettuata tramite risonanza magnetica e confermata dall’analisi genetica. Sebbene la maggior parte dei casi sia sporadica, è possibile effettuare la diagnosi prenatale nel caso venga identificata una mutazione patogenetica in un familiare affetto.
Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per la malattia di Alexander?
- Attualmente non esistono terapie specifiche in grado di rallentare o arrestare la progressione della malattia. Il trattamento è sintomatico e si focalizza sul controllo delle convulsioni, sul mantenimento della funzione polmonare e sull’alimentazione. I pazienti con gravi disturbi alimentari e vomito ricorrente possono richiedere l’impianto di un sondino nasogastrico. Possono essere somministrati antibiotici per trattare le infezioni intercorrenti e farmaci antiepilettici per controllare le convulsioni. Dovrebbero essere evitate le complicazioni ortopediche, in particolare la scoliosi; la spasticità deve essere presa in carico da parte di un team multidisciplinare. Può essere proposta la consulenza psicologica nei familiari con neonati affetti dalla malattia.
Ultimo aggiornamento
31.01.22