Comprendere il dolore neuropatico nella malattia di Fabry: il sistema delle prochineticine e la neuroinfiammazione come nuovi bersagli terapeutici
- 2 Anni 2024/2026
- 159.720€ Totale Fondi
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La malattia di Anderson–Fabry è causata da un difetto del gene GLA, che codifica per la proteina α–galattosidasi ed è caratterizzata dall’accumulo nei lisosomi, componenti cellulari con funzione degradativa, di molecole complesse, chiamate glicosfingolipidi. Tra i sintomi più comuni, il dolore è uno dei più precoci e si può sviluppare in qualsiasi regione del corpo, debilitando i pazienti. I farmaci attualmente in uso, tra cui quelli analgesici, non hanno effetti significativi sulla cura del dolore, che può essere correlato anche allo sviluppo di disturbi dell’umore quali depressione e ansia. Negli ultimi anni la ricerca sul dolore cronico ha dimostrato che la sua origine è dovuta alla presenza di neuro-infiammazione, cioè attivazione nel sistema nervoso di cellule non neuronali, quali microglia e astrociti, che producono sostanze chimiche che intensificano e sostengono il dolore. Il gruppo di ricerca ha dimostrato come l’antibiotico minociclina, già in uso da anni e che agisce sulla microglia, sia efficace nel trattamento del dolore in un modello animale della malattia di Anderson-Fabry. Il trattamento con la minociclina permette di bloccare l’attività della prochineticina, una molecola che svolge un ruolo importante nella regolazione sia nel dolore sia nell’infiammazione. Questo studio si propone di approfondire quali sono i meccanismi associati al dolore nei pazienti con malattia di Fabry e di testare gli effetti sul dolore di una combinazione di nuovi trattamenti analgesici con la terapia enzimatica sostitutiva, la terapia cardine per i pazienti, nel modello animale della malattia, al fine di individuare nuovi e migliori trattamenti per il dolore.