Identificazione dei predittori genetici, elettroanatomici e strutturali di aritmie ventricolari maligne in pazienti con sindrome di Brugada
- 3 Anni 2010/2013
- 336.000€ Totale Fondi
La sindrome di Brugada è una malattia cardiaca su base genetica caratterizzata dalla disfunzione di canali ionici che regolano il flusso ionico trans-membrana e, quindi, l'attività elettrica delle cellule cardiache. I pazienti affetti da questa malattia, sebbene abbiano un cuore apparentemente normale anche ad una accurata valutazione elettrocardiografica ed ecocardiografica, e siano asintomatici, possono andare incontro a morte improvvisa causata dall'insorgenza, non prevedibile, di aritmie ventricolari maligne. La sindrome di Brugada rappresenta una importante causa di morte cardiaca improvvisa nei giovani ed anche negli atleti, sebbene non vi sia una stretta correlazione delle aritmie con lo sforzo e queste possano insorgere anche nel sonno.
La diagnosi di questa malattia si basa sulla presenza di specifiche alterazioni elettrocardiografiche talvolta transitorie, ma che il cardiologo può indurre somministrando farmaci specifici. Sfortunatamente la terapia medica antiaritmica non è efficace nel prevenire l'insorgenza di aritmie maligne e, pertanto, l'unica terapia efficace è rappresentata dall'impianto sottocute di apparecchi, chiamati defibrillatori, capaci di riconoscere e interrompere le aritmie. Nonostante negli ultimi anni la conoscenza delle basi genetiche della malattia sia progredita, attualmente non sono stati fatti progressi nella comprensione dei meccanismi alla base dell'insorgenza delle aritmie e, quindi, non disponiamo di migliori mezzi di prevenzione e terapia delle aritmie. Con questo progetto intendiamo chiarire i meccanismi che portano dalla mutazione dei canali ionici alla genesi delle aritmie. In tutti i pazienti eseguiremo l'analisi genetica, lo studio in vitro della funzione dei canali ionici e lo studio di campioni bioptici ottenuti da regioni cardiache caratterizzate da anomalie elettriche. Tutti i pazienti arruolati verranno sottoposti ad impianto di defibrillatore se indicato e verranno seguiti per un periodo di almeno 2 anni. In questo periodo valuteremo l'evoluzione clinica e la comparsa di aritmie per identificare eventuali fattori in grado di discriminare tra pazienti ad aumentato rischio di morte improvvisa e quelli che possono essere rassicurati a riguardo della prognosi. Tutto ciò è finalizzato ad elaborare nuove strategie terapeutiche ed una migliore stratificazione del rischio in questi giovani pazienti.