OTTIMIZZAZIONE DELL’EFFICIENZA DI VETTORI LENTIVIRALI PER LA TERAPIA GENICA DELLA BETA-TALASSEMIA MAJOR
- 2 Anni 2008/2010
- 298.000€ Totale Fondi
Le talassemie sono malattie genetiche ad ampia diffusione sia nel mondo che in Italia dove hanno un notevole impatto sociale soprattutto nel sud e nelle isole. Questa grave anemia può essere guarita in maniera definitiva con il trapianto di midollo osseo, ma questa terapia si applica solo ad un quarto dei soggetti colpiti e comporta un rischio di morte del 10-20%. Da qualche anno, numerose sperimentazioni su topi talassemici hanno dimostrato che si può guarire completamente dalla talassemia anche con la terapia genica, cioè con l’introduzione nelle cellule staminali ematopoietiche di un gene globinico che funzioni normalmente in sostituzione di quello difettoso. Il gene sano è trasportato nelle cellule umane da un guscio vuoto del virus HIV che inserisce il gene globinico nei cromosomi. L’inserzione casuale può però determinare l’attivazione, con le proprie sequenze regolatrici, di geni predisponenti ai tumori (oncogeni), causando lo sviluppo di tumori. Per ridurre al minimo questa possibilità, proponiamo in questo progetto di modificare sequenze il vettore virale migliorando la sua capacità di produrre globina in modo da ottenere un effetto terapeutico con solo una o due copie di vettore per cellula in luogo delle 3 attualmente necessarie. Per ridurre al minimo il numero di copie vettore necessarie ad ottenere un effetto terapeutico è importante evitare che il trasgene inserito sia silenziato per effetto della conformazione del DNA circostante il sito d’integrazione. Pertanto proponiamo di schermare il vettore con l’interposizione su entrambe le estremità di sequenze di DNA ad effetto isolante genetico (isolatori). L’introduzione d’isolatori nel vettore potrebbe anche aumentare la sicurezza evitando l’attivazione d’oncogeni vicini. La validità di questi nuovi vettori sarà valutata in sistemi cellulari umani nei nostri Centri di Cagliari, Palermo e Pavia e su modelli animali nel laboratorio del prof. Sadelain Sloan-Kettering Memorial Cancer Center, New York.