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Cos'è e come si manifesta la malattia di Huntington?

La malattia di Huntington è una patologia ereditaria causata dalla degenerazione di neuroni situati in specifiche aree cerebrali – striato e corteccia – e caratterizzata da una generale atrofia del cervello. I sintomi iniziali possono includere cambiamenti nella scrittura e movimenti involontari delle dita, dei piedi, del viso o del tronco (chiamati “còrea” dal termine greco che significa “danza”). Sono, inoltre, frequenti bruschi mutamenti dell’umore, apatia, irritabilità, depressione e rabbia. La malattia è anche caratterizzata da un progressivo deterioramento delle capacità cognitive, che compromette la comprensione, il ragionamento, il giudizio e la memoria. In alcuni casi possono insorgere disturbi dell’equilibrio e del coordinamento motorio con accentuato rischio di cadute. L’ordine di comparsa dei sintomi e la gravità variano notevolmente da un individuo all’altro, così come l’età d’insorgenza che dipende dalle caratteristiche della mutazione. Nella sua forma più classica la malattia insorge tra i 35 e i 45 anni, ma nel 10% dei casi può manifestarsi prima dei 20 anni. La forma giovanile progredisce molto più rapidamente di quella adulta ed è caratterizzata da difficoltà motorie e decadimento cognitivo. La frequenza della malattia è stimata in 5-10 individui ogni 100.000 ma si ritiene sottostimata.

Come si trasmette la malattia di Huntington?

La malattia si trasmette con modalità autosomica dominante. Questo significa che basta che sia mutata una sola copia del gene coinvolto (delle due che ciascuno di noi porta) per causare la malattia. Il rischio di trasmettere il gene mutato da un genitore affetto a ciascun figlio è del 50% a prescindere dal sesso. Maschi e femmine hanno quindi un’uguale possibilità di ereditare il gene e di sviluppare la malattia. Il gene coinvolto si chiama IT-15. E’ localizzato sul cromosoma 4 e codifica per la proteina huntingtina, dalle funzioni non ancora del tutto note ma importante per lo sviluppo embrionale e per il normale funzionamento del cervello adulto. La mutazione interessa una parte specifica del gene ossia una sequenza di triplette nucleotidiche CAG. Nella popolazione sana le triplette si ripetono fino a un massimo di 35 volte. La mutazione che causa la malattia è un’espansione di questo tratto di triplette che si ripetono oltre 36-39 volte. Il gene alterato produce pertanto una proteina huntingtina più lunga che danneggia le cellule nervose. Maggiore è il numero di triplette CAG nel gene mutato, più precoce è l'insorgenza della malattia.

Come avviene la diagnosi della malattia di Huntington?

Dal 1993, con la scoperta del gene responsabile della malattia e della sua mutazione, è disponibile il test genetico per diagnosticare la malattia di Huntington. Su un prelievo di sangue è possibile condurre un’analisi genetica che consente di accertare la presenza o l’assenza della mutazione nel gene IT-15. La decisione di sottoporsi al test è molto delicata perché il risultato coinvolge non solo il singolo individuo ma anche la sua famiglia (coniuge, figli, fratelli). È perciò consigliabile fare riferimento a centri specializzati che seguono le linee guida redatte dall’International Huntington Association (IHA) e dalla World Federation of Neurology (WFN). Data l’attuale impossibilità di prevenire la malattia non vengono effettuati test sui minori di 18 anni. Alla definizione diagnostica concorrono anche l'analisi clinica ed esami di neurovisualizzazione, come Tac o risonanza magnetica.

Quali sono le possibilità di cura attualmente disponibili per la malattia di Huntington?

Non esiste al momento una terapia risolutiva. I principali sintomi motori e psichiatrici possono essere tenuti sotto controllo con farmaci in grado di migliorare la qualità di vita del malato e prevenire eventuali complicazioni, ma non di guarire la malattia o interromperne il decorso. Sono tuttavia in corso diverse sperimentazioni cliniche che prevedono approcci sia farmacologici sia di terapia genica.

Ultimo aggiornamento

07.12.24

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