Dopo l’appello su Nature Medicine sul rischio del mancato accesso a terapie geniche salvavita per le malattie rare, Fondazione Telethon ha preso parte all’incontro a Londra che ha segnato la nascita del Consorzio Europeo AGORA (Access to Gene therapies fOr RAre disease).
Prosegue l’impegno per contrastare la tendenza sempre più forte da parte delle aziende farmaceutiche e biotecnologiche a disinvestire nell’ambito delle malattie rare per ragioni di insufficiente ritorno economico, cercando soluzioni alternative per rendere disponibili le terapie geniche salvavita per i bambini nati con malattie genetiche rare. Recentemente, Fondazione Telethon ha lanciato un importante appello per scongiurare il ritiro dal mercato di terapie geniche salvavita per le malattie rare, seguito dalla pubblicazione su Nature Medicine dell’articolo “Ensuring a future for gene therapy for rare diseases”, a firma del Prof. Luigi Naldini, Direttore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica (SR-Tiget), del Prof. Alessandro Aiuti, vicedirettore dell’SR-Tiget e di Francesca Pasinelli, direttore generale della Fondazione Telethon.
Parallelamente, oggi nasce il Consorzio AGORA (Access to Gene therapies fOr RAre disease), il cui primo incontro si è tenuto presso il London’s Great Ormond Street Hospital for Children (GOSH) e a cui partecipano scienziati provenienti da sei paesi Europei. Questa iniziativa è un’ulteriore testimonianza dell’urgenza sentita dal mondo accademico e della ricerca scientifica avanzata di intervenire sul percorso negativo intrapreso nell’ultimo anno da terapie che molto spesso rappresentano l’unica possibilità per tanti bambini non solo di sopravvivere, ma anche di vivere una vita normale e sana. Tra i membri del Consorzio, troviamo Luigi Naldini, Alessandro Aiuti e Maria Ester Bernardo, coordinatore clinico dell’Unità di Ricerca Clinica Pediatrica dell’SR-Tiget.
«È necessario analizzare il contesto attuale in cui versano le terapie geniche per le malattie rare, identificando le aree sulle quali intervenire per mettere a punto delle strategie - spiega Naldini - che ci permettano di renderle disponibili a tutti i bambini che ne abbiano bisogno. Ci sono problemi di natura diversa, che abbiamo affrontato nello studio pubblicato su Nature Medicine, e per risolverli è necessario l’intervento di diversi attori: scienziati, associazioni di pazienti, agenzie di finanziamento pubbliche e private, aziende farmaceutiche, enti regolatori e pagatori, agenzie di valutazione delle tecnologie sanitarie. Partecipare ad AGORA è un ulteriore passo, che ci permetterà di coinvolgere queste figure a livello Europeo in modo da poter mettere in atto delle azioni congiunte a diversi livelli per semplificare lo sviluppo di questi farmaci complessi, riducendo anche i costi di produzione, rendendo le terapie più sostenibile».
Le terapie avanzate sono farmaci personalizzati che, con un’unica somministrazione, permettono di correggere una malattia alla radice; nel caso della terapia genica, ad esempio, fornendo una versione sana di un gene difettoso. La terapia genica è nata nell’ambito delle malattie rare: lo studio e la validazione di queste terapie ha utilizzato le malattie rare come casi pilota per mettere a punto le piattaforme tecnologiche necessarie e che oggi vengono applicate a farmaci di utilizzo comune, quali gli antitumorali e i vaccini utilizzati per combattere la pandemia da Covid-19. Il costo per produrre queste terapie e mantenerle sul mercato però è molto elevato e, se non per terapie altamente remunerative, le industrie farmaceutiche non ritengono proficuo commercializzarle. Lo scoglio principale si incontra dopo la fase di ricerca, sostenuta tipicamente da fondi pubblici e donazioni, quando l’industria dovrebbe prendere in carico il progetto e procedere con le fasi di sviluppo, produzione, autorizzazione e commercializzazione della terapia.
«La produzione e commercializzazione delle terapie geniche è onerosa - spiega Alessandro Aiuti - in quanto sono necessarie fabbriche altamente specializzate, processi complessi per la gestione delle cellule dei pazienti e dei vettori virali, e una fase finale di test molto precisa. A questo si aggiungono i costi di mantenimento sul mercato. Una possibile soluzione, che abbiamo proposto nello studio pubblicato su Nature Medicine e che studieremo anche nel Consorzio AGORA, potrebbe essere la creazione di un ente non-profit, sostenibile e indipendente, che si faccia carico dei processi di autorizzazione, fornitura e accesso per le terapie geniche che l’industria sceglie di non rendere più disponibili ai pazienti. Agire è una precisa responsabilità non solo di noi medici e scienziati, ma di tutti, a partire dalle istituzioni nazionali ed europee, che rappresentano e devono garantire eguali diritti a tutti i cittadini».
Un caso emblematico di ritiro dal mercato, per motivi meramente economici, è rappresentato da BlueBird Bio, che ha reso indisponibili sul mercato Europeo la propria terapia genica per la beta talassemia (Zynteglo) e quella per la adrenoleucodistrofia cerebrale (Skysona), per il mancato accordo con gli enti pagatori di diversi Paesi sul prezzo e le modalità di rimborso; questi prodotti sono invece commercializzati negli Stati Uniti, dove nel 2022 Zynteglo ha ottenuto il prezzo di 2,8 milioni di dollari, diventando uno dei farmaci più costosi al mondo. Altro caso rappresentativo è l’annuncio a marzo 2022 da parte di Orchard Therapeutics della decisione di ritirare dal mercato Strimvelis, terapia genica per la cura dell’ADA-SCID, malattia che altrimenti può portare alla morte già nell’infanzia. Nata nei laboratori dell’SR-Tiget, questa terapia ad oggi ha permesso di curare oltre 40 bambini da tutto il mondo.
«Partecipare ad AGORA - dichiara Francesca Pasinelli - è un ulteriore passo, che ci permetterà di coinvolgere queste figure a livello Europeo in modo da poter mettere in atto delle azioni congiunte a diversi livelli per semplificare lo sviluppo di questi farmaci complessi, riducendo anche i costi di produzione, rendendo le terapie più sostenibile. Ciò che stiamo facendo con Strimvelis ne è l’attuazione concreta. Fondazione Telethon ha infatti deciso di rilevare da Orchard Therapeutics la commercializzazione della terapia genica per l’ADA-SCID, creando un Ente non-profit ad hoc e facendosi quindi carico di tutti i costi di gestione e di mantenimento sul mercato. Non solo, con un Ente non-profit potremo “donare” la terapia a pazienti meno abbienti, che non dovessero avere diritto al rimborso da parte del SSN in quanto cittadini extra-Europei o che non disponessero di un’assicurazione medica. Tuttavia, con sei terapie geniche abbandonate dall’industria dal mercato solo negli ultimi due anni, sarà necessario mobilitare un impegno molto ampio per invertire questa tendenza: Fondazione Telethon e Agorà lavoreranno a questo obiettivo su più fronti».