In un momento di emergenza in cui tutto il mondo chiede alla scienza aiuto e risposte il direttore generale di Fondazione Telethon, Francesca Pasinelli, ribadisce l’importanza dello studio e della conoscenza

Il direttore generale di Fondazione Telethon Francesca Pasinelli con i ricercatori dell'SR Tiget

Soprattutto dopo le ultime disposizioni del Governo per il contenimento della diffusione del coronavirus nel nostro Paese, ci sentiamo tutti in una condizione di fragilità. Anche chi non ha particolari motivi di temere l’impatto di un eventuale contagio sulla propria salute ha avuto modo di comprendere come un aggravarsi dell’emergenza potrebbe influire su quella dei propri cari e, più in generale, sulla tenuta del nostro sistema sanitario e sulla sua capacità di garantire eguale accesso alle cure per tutti.

In un certo senso, stiamo attraversando, come intero Paese, qualcosa di molto simile a ciò che vive una famiglia nel momento in cui la malattia si abbatte improvvisamente su uno dei propri componenti. Stravolge le abitudini di vita, fa fare i conti con limitazioni che prima non avremmo mai immaginato di dover affrontare e oscura il nostro orizzonte con una nube di incertezza.

E, come per chi è colpito dalla malattia, dopo il disorientamento, dopo lo sconforto, dopo l’alternanza tra rimozione e panico, arriva il momento di fare un’analisi lucida della situazione e capire cosa è necessario fare per gestire al meglio il presente e per riconquistare quella visione del futuro che è fondamentale per vivere. Questo ci porta inevitabilmente a chiedere la cura e a pretendere che la ricerca si impegni per ottenerla. Che la nostra urgenza diventi una priorità.

In questa fase abbiamo evidentemente molto da chiedere alla scienza, ma moltissime sono anche le ragioni per cui dire grazie. Per esempio a tutti quei ricercatori e medici che negli anni hanno portato avanti lo sviluppo di conoscenze che ci stanno adesso aiutando a fronteggiare quest’emergenza.

Branche della scienza di cui prima d’ora la maggior parte di noi non sospettava l’esistenza e di cui adesso sentiamo parlare sui social da alcuni divulgatori scientifici o dagli esperti invitati a parlare nelle trasmissioni televisive. Come l’applicazione della matematica allo studio della propagazione delle epidemie o lo sviluppo di test genetici così sofisticati da permettere di capire come “viaggia” il virus nelle diverse zone geografiche. Conoscenze acquisite grazie a una ricerca che va avanti da anni, lontana dai riflettori e spesso sostenuta, con grandi sacrifici, da governi responsabili nel mondo e anche da charity che operano su mandato di piccole comunità di pazienti.

È in momenti come questo che comprendiamo tutti, e in modo molto concreto, il valore universale della scienza. Cerchiamo di non dimenticarlo quando avremo superato questa fase così difficile.

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