Spiega Michele Pontecorvo, vicepresidente e responsabile per la Comunicazione: «Il nostro impegno per la ricerca scientifica sulle malattie genetiche ha reso il nostro Gruppo una delle realtà aziendali italiane più innovative sul fronte della responsabilità sociale».
C’è un senso nel termine “contaminazione” che rimanda al concetto di influenza positiva, anche tra mondi e soggetti apparentemente incompatibili. Poi le distanze si riducono e ad un certo punto ci si rende conto di essere diventati uno parte dell’altro. Tra il Gruppo Ferrarelle e la Fondazione Telethon è successo proprio questo, già molti anni fa. Un primo incontro fortuito, la scelta di associare il proprio marchio alla ricerca scientifica e oggi un rapporto felice e costruttivo che si alimenta su fiducia e riconoscenza reciproche. Una costruzione quotidiana che procede sulla base di progetti mirati e un linguaggio comune che facilita l’individuazione delle strategie di raccolta fondi più efficaci.
«Se c’è un elemento che ha reso produttivo il nostro rapporto con Telethon - ci racconta Michele Pontecorvo, vicepresidente e responsabile per la Comunicazione del Gruppo Ferrarelle - è la chiara impronta manageriale e organizzata con cui la Fondazione conduce la propria attività. Ciò agevola enormemente la relazione con i referenti della nostra azienda, rendendo la comunicazione diretta, semplice e efficace».
Il Gruppo Ferrarelle ha abbracciato da tempo i temi della sostenibilità. Come si colloca il rapporto con la Fondazione Telethon in questa cornice?
«In modo, a volte, riduttivo si attribuisce al concetto di sostenibilità un’accezione fondamentalmente ambientale. Sin dall’inizio in Ferrarelle abbiamo altresì deciso di declinare la sostenibilità in tutte le sue sfaccettature, includendo l’opportunità, per le imprese, di impegnarsi nel mondo del sociale, e il nostro rapporto con la Fondazione Telethon ricade in questa categoria. Io sono personalmente convinto che le realtà profit abbiano bisogno di dialogare costantemente con il mondo del non profit così da ampliare la propria capacità di visione».
«Basti pensare, ad esempio, che il nostro Gruppo è una delle poche aziende italiane che ha elaborato un sistema interno per riciclare i propri contenitori alimentari».
Il vostro intervento ha inoltre una diretta ricaduta sul territorio in cui operate.
«Si. La perseveranza con cui da anni sosteniamo la lotta, senza quartiere, che la Fondazione Telethon conduce contro le malattie genetiche si riverbera direttamente, e consapevolmente, sulle attività di ricerca portate avanti dall’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Pozzuoli, in provincia di Napoli. Sostenere l’Istituto per noi non costituisce solo motivo di profondo vanto, trattandosi di un’istituzione scientifica di assoluta eccellenza, ma rappresenta un modo per ripagare il territorio di parte del valore che la nostra azienda riceve da questo in termini di risorse e impegno. Questo perché il presidio di Telethon sul territorio genera un indotto di attività che produce benessere sociale e offre nuove opportunità soprattutto a fasce svantaggiate della popolazione. Oltretutto, sostenendo Telethon e l’Istituto, ci facciamo carico di valorizzare un immobile di pregio storico che è la ex fabbrica Olivetti, dove si trovano i laboratori del Tigem, un impegno per me personalmente molto gratificante».
Senza retorica, possiamo affermare che Ferrarelle è un’azienda che ha riportato al centro della sua attività la persona e la collettività.
«Io appartengo ad una famiglia che fa impresa da oltre 105 anni, attraverso 5 generazione. Le nostre origini sono cooperative, e ciò ha marcato inevitabilmente l’impostazione di fondo della nostra azienda, che privilegia il benessere delle persone, che si tratti dei nostri lavoratori o dei nostri clienti. Noi dobbiamo e vogliamo offrire a queste persone la qualità, dei nostri prodotti ma anche in termini di agire sociale, culturale e umano, e in questo ci consideriamo, in qualche modo, dei precursori. Oggi che il nostro settore è oggetto di attacchi perché indicato, erroneamente, come unico responsabile dei danni ambientale che la plastica ha prodotto nei nostri mari, la collaborazione con la Fondazione Telethon funziona da scudo di protezione morale e sociale per la nostra azienda».
Il vostro Gruppo ha una naturale propensione ad aprirsi verso l’esterno. Come si è evoluta in questi anni la vostra collaborazione con Telethon e che prospettive intravede per il futuro?
«Il rapporto con Telethon viaggia su un binario di profonda integrazione e trasversalità, una sorta di processo osmotico che ci porta ad intervenire con efficacia in campi diversi, indifferentemente che sia la Fondazione o che siamo noi a proporre le iniziative da organizzare. E come tutte le esperienza felici si autoalimenta, crescendo di giorno in giorno in funzione della conoscenza e della fiducia reciproca. Sinceramente, non so predire il futuro del nostro rapporto, ma sono sicuro che finché ci saranno battaglie da affrontare sul fronte della lotta alle malattie genetiche noi saremo al fianco di Telethon».
Per finire, con quali argomentazioni convincerebbe un collega imprenditore ad impegnarsi in favore di Telethon?
«Punterei sulla gestione organizzativa e manageriale impeccabile di Telethon. Sulla base della mia esperienza credo che uno dei grandi limiti del terzo settore sia la sua eccessiva frammentazione che porta, a volte, ad un’organizzazione approssimativa. I cittadini italiani e anche le imprese ricevono moltissime sollecitazioni in questo senso, e io stesso, devo declinare almeno un paio di richieste al giorno. Per noi è stato fondamentale individuare un partner che avesse una struttura efficiente, per certi versi amministrata come una realtà del mondo profit, e che annoverasse al proprio interno professionalità che potessero dialogare agevolmente con i nostri referenti aziendali. Abbiamo scelto Telethon per tutto questo, e altro ancora ovviamente. Vogliamo che i nostri interventi producano risultati duraturi nel tempo, e con Telethon siamo certi che sia così».