Fondazione Telethon comunica i finanziamenti del Bando Spring Seed Grant 2024, un’iniziativa nata per sostenere la ricerca su malattie genetiche rare, in collaborazione con le Associazioni di pazienti.
«I semi sono potenziale. Sono promessa. Sono sostentamento. I semi segnano la differenza tra un futuro cupo e uno prospero. Seminare è sempre un atto d’amore e di speranza». Così ha scritto nella sua biografia Katalin Karikò, premio Nobel per la medicina nel 2023 per il lavoro di una vita che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA contro il Covid19.
E non a caso si intitola proprio Seed Grant, dove seed significa “seme”, la speciale iniziativa che vede Fondazione Telethon al fianco delle Associazioni di pazienti con malattie genetiche rare per aiutarle a investire al meglio i propri fondi in progetti di ricerca sulle patologie di loro interesse.
Giunto all’ottava edizione, il bando Spring Seed Grant 2024 ha premiato otto progetti di ricerca, finanziati da Associazioni di pazienti o da Telethon stessa, relativi a sei malattie: sclerosi tuberosa, xeroderma pigmentoso, sindrome COL4A1/A2, sindrome da deficit di Glut1, discinesia ciliare primaria e sindrome di Okinawa. Sei le associazioni italiane coinvolte - Sclerosi Tuberosa, Xeroderma Pigmentoso, Famiglie COL4A1/A2, Glut1, AID Kartagener-Discinesia ciliare primaria e sindrome di Okinawa – che nel complesso hanno deciso di “investire in ricerca” 304.900 euro.
Seed Grant: cosa sono
Sono sempre più numerose le associazioni di pazienti che riescono a raccogliere fondi da investire in ricerca sulla malattia di loro interesse. D’altra parte, trattandosi di associazioni di volontari possono mancare le competenze per una selezione rigorosa dei progetti scientifici da finanziare, in modo che vengano “premiati” i più solidi dal punto di vista scientifico e dunque i più meritevoli.
Questa, però, è da oltre trent’anni una delle competenze chiave di Fondazione Telethon, che ha quindi deciso di metterla a disposizione delle associazioni, scrivendo bandi ad hoc e creando commissioni internazionali di esperti in grado di valutare la qualità e il potenziale impatto per i pazienti dei progetti raccolti. Per ciascuna patologia, la rispettiva commissione individua tra i progetti presentati quelli meritevoli di finanziamento, che vengono poi presentati alle rispettive associazioni per la decisione finale.
- 6 bandi su 6 malattie
- 8 progetti di ricerca
- 6 associazioni di pazienti
- 424.952 euro di investimento (304.900 euro finanziati dalle Associazioni di Pazienti e 119.989 euro finanziati da Fondazione Telethon)
Il termine Seed indica che si tratta di progetti in cui il contributo fornito dalle Associazioni, in genere pari un finanziamento di 12/18 mesi di circa 50/70 mila euro, rappresenta proprio un primo seme per iniziare un percorso di ricerca su un tema scarsamente studiato, come spesso accade per malattie molto rare. Un primo passo per seminare conoscenza che, si spera, porterà ad ulteriore conoscenza in grado di fornire ai ricercatori basi sempre più solide per progetti di ricerca sempre più ambiziosi.
Lanciata per la prima volta come esperienza pilota nel 2019, l’iniziativa Seed Grant si è consolidata negli anni, arrivando a coinvolgere finora ben 34 associazioni, che hanno finanziato 53 progetti (più altri 14 finanziati direttamente da Telethon). In tutto sono state studiate 33 malattie, con un importo complessivo di oltre 3,3 milioni di euro.
I progetti finanziati nell’ottava edizione
Il progetto di Antonella Lauri, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, riguarda la sindrome COL4A1/A2, rara sindrome genetica che può interessare diversi organi e tessuti, colpendo però principalmente il sistema nervoso centrale. Si sa che la malattia è causata da mutazioni nei geni COL4A1 o COL4A2, ma non è ancora chiaro in che modo mutazioni differenti possano avere impatti differenti sulla natura e la gravità dei sintomi.
Il gruppo di ricerca intende dunque generare un nuovo modello di malattia basato sul pesce zebra, grazie al quale studiare l’effetto di alcune mutazioni di COL4A1 sullo sviluppo e la fisiologia di cervello, vasi sanguigni, occhi e muscoli e la suscettibilità a emorragie cerebrali ed epilessia. In parallelo, un’analisi molecolare contribuirà a identificare possibili nuovi bersagli terapeutici.
All’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma lavora anche Romina Moavero, che ha ottenuto un Seed Grant per un progetto sulla sclerosi tuberosa, malattia genetica caratterizzata dalla crescita di tumori benigni (amartomi) in diversi organi come cervello, cuore, pelle, polmoni e reni. Sono interessati anche muscoli e ossa, ma non si conoscono a fondo i processi alla base di queste manifestazioni.
Obiettivo del progetto è comprendere meglio le difficoltà nella deambulazione, studiando direttamente il modo in cui i pazienti con sclerosi tuberosa camminano e confrontando i dati raccolti con altri dettagli della loro storia clinica. Questo per verificare eventuali collegamenti tra problemi nella deambulazione e fattori come disabilità intellettiva, sintomi comportamentali, funzionamento sensoriale e assunzione di farmaci.
Anche il progetto di Leopoldo Staiano dell’Istituto Telethon di Genetica e Medicina (Tigem) di Pozzuoli riguarda la sclerosi tuberosa, con particolare attenzione al coinvolgimento della proteina TFEB nelle manifestazioni renali della malattia. Il gruppo di ricerca utilizzerà nuovi modelli di organoidi renali di sclerosi tuberosa, con manifestazioni molto simili a quelle che si verificano nel rene umano, per studiare, il ruolo di TFEB nell’insorgenza di cisti e tumori renali e verificare se questa proteina possa essere considerata un nuovo bersaglio terapeutico per questa malattia.
A Pavia, Antonio Fiorenzo Peverali, dell’Istituto di Genetica Molecolare del CNR, si occuperà di un nuovo dispositivo medico per la protezione della pelle di pazienti con xeroderma pigmentoso, una rara sindrome ereditaria caratterizzata da estrema sensibilità ai raggi ultravioletti (UV), con la comparsa di lesioni sulla pelle esposta e rischio elevato di sviluppare tumori della pelle, anche in età pediatrica. Per prevenire l’esposizione ai raggi UV, i pazienti sono costretti a vivere in locali schermati, uscire in orari notturni o indossare speciali indumenti e schermi anti-UV.
I prodotti solari con fattore di protezione massimo possono essere utilizzati ma garantiscono protezione completa per un tempo limitato e la loro efficacia è attenuata da sudore, acqua e sfregamento della pelle. Il progetto riguarda lo sviluppo di un nuovo prodotto in grado di generare, come schermo anti-UV, una pellicola elastica sulla pelle, resistente alla frizione meccanica e al contatto con l’acqua, traspirante, adesiva ma non appiccicosa e di facile rimozione.
Due i progetti dedicati alla sindrome da deficit di Glut1, una malattia che compromette il normale transito del glucosio dal sangue al cervello, comportando epilessia resistente ai farmaci, disturbi del movimento e del comportamento, disabilità cognitive.
Il progetto di Paolo Grumati, del Tigem di Pozzuoli, mira a studiare le interazioni tra la proteina GLUT1 nella sua forma mutata (e dunque responsabile della malattia) e nella sua forma normale, che normalmente coesistono nei pazienti. Questo per comprendere se e come la forma mutata della proteina influenzi negativamente la funzione e la corretta localizzazione sulla membrana cellulare della proteina non mutata. Inoltre, si indagheranno vie biologiche alternative per il trasporto di glucosio al cervello, testando l’eventuale efficacia in questo senso di sostanze chimiche già impiegate per il trattamento di altre malattie.
Paolo Monti, dell’Ospedale San Raffaele di Milano, si concentrerà invece su un approccio di terapia genica che possa intervenire direttamente sul difetto genetico responsabile della sindrome, cioè mutazioni del gene codificante per la proteina GLUT1. Il metodo consiste nell’isolare le cellule precursori dell’endotelio (il tessuto di rivestimento dei vasi sanguigni) dal paziente, correggere il difetto genetico in laboratorio ripristinando l’espressione di GLUT1 e, infine, reinfondere le cellule corrette nel paziente.
Il progetto di Giuseppantonio Maisetta dell’Università di Pisa riguarda la discinesia ciliare primaria (DCP), una rara malattia genetica caratterizzata da alterazioni della struttura e della funzione di ciglia e flagelli, strutture cellulari in continuo movimento, presenti nelle mucose di rivestimento delle vie aree e di altri organi e tessuti. Le persone con la malattia soffrono di infezioni ricorrenti delle vie respiratorie; inoltre, i batteri responsabili di queste infezioni tendono a sviluppare resistenza agli antibiotici, che perdono così la loro efficacia terapeutica.
Il progetto intende valutare se un gruppo particolare di molecole chiamate inibitori della metalloproteasi siano in grado di “disarmare” uno dei principali responsabili delle infezioni respiratorie in pazienti con DCP, il batterio Pseudomonas aeruginosa, individuando così nuovi possibili agenti terapeutici da utilizzare in sostituzione o in aggiunta agli antibiotici.
Infine, il progetto di Francesco Cecconi riguarda la sindrome di Okinawa, una neuropatia motoria e sensoriale ereditaria caratterizzata dall'insorgenza di debolezza e atrofia muscolare nei giovani adulti, con successiva compromissione sensoriale. I pazienti colpiti presentano mutazioni del gene TFG, ma non sono ancora noti i meccanismi molecolari attraverso i quali queste mutazioni portano all'insorgenza e alla progressione della patologia.
Il gruppo di ricerca intende valutare gli effetti di una particolare mutazione, chiamata P285L, su differenti attività della proteina TFG nella cellula. La comprensione dei meccanismi molecolari compromessi da questa mutazione permetterebbe anche la possibile identificazione di nuove potenziali strategie terapeutiche.