Il gene difettoso in questa malattia genetica dei reni altera lo scambio di ioni cloro: cambia l’interpretazione di questa patologia che colpisce soprattutto i maschi e causa calcoli renali.
Il cloro, oltre a disinfettare l’acqua di acquedotti e piscine, svolge una funzione essenziale anche nel nostro organismo, dove è indispensabile per mantenere l’equilibrio salino di molte cellule e per garantire la normale attività elettrica delle cellule nervose e muscolari. Ora, grazie a una ricerca finanziata da Telethon e pubblicata su Nature*, il capitolo nei libri di biologia su quelle proteine-canale che permettono il passaggio del cloro va rivisto.
Infatti, alcuni di quelli che finora si credevano canali attraverso cui passa soltanto il cloro sono in realtà scambiatori di due ioni diversi: per ogni ione cloro che esce entra un protone, lo ione H+. La differenza non è di poco conto, perché questa diversa funzione implica conseguenze significative per la cellula.
La scoperta è stata effettuata dal ricercatore tedesco Michael Pusch presso l’Istituto di Biofisica del CNR di Genova, nell’ambito di un progetto Telethon per lo studio dei canali per il cloro CLC, composti da una famiglia di nove proteine di cui almeno cinque, se difettose, danno luogo a diverse malattie genetiche. Le patologie che originano dal malfunzionamento di queste proteine sono la malattia di Dent se si tratta di CLC-5 (disfunzione renale che spesso ha come sintomi i calcoli renali); la sindrome di Bartter quando il guasto riguarda CLC-Kb (eccesso di calcio nelle urine e di volume urinario); una forma di epilessia quando a non funzionare è CLC-2; l’osteopetrosi (addensamento scheletrico anomalo che produce un osso fragile soggetto a fratture) se è coinvolta CLC-7; la miotonia quando è malfunzionante CLC-1 (contrazione e rigidità muscolare). La malattia di Dent e la sindrome di Bartter colpiscono circa 1 individuo su 50-100 mila.
La scoperta apre nuovi scenari che Pusch commenta così: “In questo caso l’aver capito meglio come funzionano le proteine CLC invece di facilitare la situazione la complica, perché non è per niente chiaro il ruolo esatto svolto da CLC-5. Il nostro risultato però cambia l'interpretazione del meccanismo alla base della malattia di Dent, dovuta a un alterato assorbimento intestinale di piccole proteine e ormoni importanti per il controllo della quantità di calcio che si fissa nelle ossa. Per assorbire tali sostanze occorre un ambiente acido, cioè con molti ioni H+: ecco perché è essenziale una “pompa” che faciliti l’ingresso di ioni H+. Senza CLC-5 le proteine non assorbite vanno a finire nelle urine”. Il gene responsabile di questa patologia ereditaria, quello che codifica per CLC-5, si trova sul cromosoma X e ciò spiega perché sono soprattutto i maschi a soffrire della malattia di Dent.
*Picollo A and Pusch M. Nature, 2005.