In occasione della Giornata mondiale di sensibilizzazione sulla Sla, sclerosi laterale amiotrofica, facciamo il punto sulle conoscenze relative a questa malattia e sullo stato dell’arte della ricerca.
Da quasi trent’anni, il 21 giugno si celebra la Giornata mondiale della Sla, sclerosi laterale amiotrofica. Una data non casuale: si tratta del solstizio d’estate, simbolo di rinascita e di speranza, ingredienti fondamentali nella ricerca sulle cause e sulle terapie per la Sla. Cogliamo l’occasione per fare il punto sulla malattia e sulle prospettive della ricerca.
- Che cos’è la Sla?
- Quante sono le persone con Sla in Italia?
- Quali sono i primi sintomi della Sla?
- Quali sono le manifestazioni tipiche della Sla e come avviene la sua progressione?
- Come si diagnostica la Sla?
- Quali sono le cause della Sla?
- Qual è l’aspettativa di vita delle persone con Sla?
- Come si cura una persona con Sla?
- Come si assiste una persona con Sla?
- Qual è lo stato della ricerca sulla Sla?
- La ricerca Arisla
Che cos’è la Sla, sclerosi laterale amiotrofica?
La Sclerosi Laterale Amiotrofica (SLA) è una malattia neurodegenerativa tipica dell’età adulta, caratterizzata da progressiva paralisi muscolare. Colpisce i motoneuroni, cellule del cervello e del midollo spinale che stimolano la contrazione muscolare permettendo il movimento volontario e altre funzioni importanti come la respirazione, la deglutizione o la fonazione. Esistono due gruppi di motoneuroni:
- il primo motoneurone (o motoneurone corticale) si trova nella corteccia cerebrale e trasporta il segnale nervoso dal cervello al midollo spinale;
- Il secondo motoneurone trasporta il segnale dal midollo spinale ai muscoli.
Entrambi i tipi di motoneuroni sono colpiti dalla malattia e a seguito della loro degenerazione i muscoli volontari non ricevono più i comandi dal cervello e si atrofizzano, portando a una progressiva paralisi.
Quante sono le persone con Sla in Italia?
La SLA colpisce in genere persone di età compresa tra i 40 e i 70 anni, con esordio più precoce nei casi familiari. Si stima che in Italia ne siano colpite circa 6000 persone: il numero di pazienti con la Sla (prevalenza) è in media di 5-7 casi ogni 100.000 abitanti.
Quali sono i primi sintomi?
Spesso i primi sintomi della malattia sono aspecifici ed estremamente variabili da paziente a paziente, mentre manifestazioni più marcate si verificano quando la perdita progressiva dei motoneuroni supera la capacità di compensazione dei motoneuroni superstiti.
Tra i primi sintomi possono esserci difficoltà nella deambulazione, perdita di forza muscolare, impaccio in alcuni movimenti degli arti superiori, difficoltà del linguaggio.
Quali sono le manifestazioni tipiche della malattia e come avviene la sua progressione?
Le persone con sclerosi laterale amiotrofica vanno incontro a:
- Atrofia muscolare, cioè riduzione della massa muscolare con perdita della funzionalità dei muscoli;
- Rigidità muscolare (spasticità); contrazioni muscolari involontarie (fascicolazione); crampi muscolari;
- Difficoltà nel linguaggio (disartria), nella deglutizione (disfagia) e nella respirazione (dispnea).
Nella maggior parte dei casi non sono coinvolte funzioni cognitive.
A seconda del gruppo di motoneuroni coinvolti per primo dalla malattia, la Sla può avere un esordio di tipo spinale o bulbare.
- Nella Sla di tipo spinale vengono compromessi i motoneuroni del midollo spinale e la malattia si presenta con sintomi legati alla debolezza muscolare degli arti, alla quale può a poco a poco associarsi spasticità. Questa forma interessa circa i due terzi dei pazienti.
- Nella Sla bulbare sono coinvolti i motoneuroni di una parte del cervello chiamata tronco cerebrale/bulbare. La malattia si manifesta inizialmente con disartria e disfagia mentre i sintomi agli arti compaiono in genere entro due anni. Questa forma riguarda un terzo dei pazienti.
Con il passare del tempo, però, le due forme tendono a sovrapporsi.
Come i sintomi all’esordio e la loro gravità, anche la progressione clinica della malattia può variare molto da paziente a paziente. In genere, però, c’è una progressiva perdita delle capacità di movimento, che può arrivare alla completa immobilità. Quando si manifesta paralisi respiratoria è necessario ricorrere alla ventilazione meccanica.
Come si diagnostica la sclerosi laterale amiotrofica?
La diagnosi di questa malattia è piuttosto complessa, perché non esistono esami specifici. In genere, avviene per esclusione rispetto ad altre malattie, sulla base sia dell’osservazione clinica sia dei risultati di vari esami strumentali come l’elettromiografia, la risonanza magnetica cerebrale, la Pet.
Quali sono le cause?
Nonostante le conoscenze sui meccanismi alla base della degenerazione dei motoneuroni siano sempre più numerose non abbiamo ancora certezze assolute sulle cause di questo fenomeno. Tra le ipotesi più accreditate si trovano:
- Formazione di aggregati anomali di proteine all’interno dei motoneuroni;
- Alterazioni della struttura del citoscheletro – l’impalcatura proteica che sostiene l’interno delle cellule – dei motoneuroni;
- Alterazione del metabolismo dell’RNA e, di conseguenza, delle proteine che dovrebbe codificare;
- Alterazione del sistema di comunicazione tra motoneuroni.
Nella maggior parte dei casi la malattia insorge in modo sporadico, senza cioè che siano coinvolti altri membri della famiglia. Si ritiene che, in questi casi, a innescare la malattia sia una combinazione di fattori di predisposizione genetica e di fattori ambientali, quali l’esposizione a sostanze tossiche come certi metalli e pesticidi.
Circa il 5-10% dei casi, invece, è familiare (ereditario): di questi, il 20% è legato a mutazioni del gene SOD1, circa il 2-5% a mutazioni del gene TARDBP e circa il 25% presenta un’espansione di nucleotidi (le “lettere” che compongono il DNA all’interno del gene C9ORF72. Le mutazioni di questi ultimi due geni sono associate anche ad alcune forme familiari di demenza fronto-temporale.
Qual è l’aspettativa di vita?
L’aspettativa di vita dopo la diagnosi è in media di 3-5 anni, ma anche in questo caso c’è una grande variabilità individuale: circa il 20% vive cinque anni o più e circa il 10% più di dieci anni.
Come si cura una persona con Sla?
Non esistono al momento terapie farmacologiche efficaci in grado di arrestare o rallentare significativamente la progressione della malattia: al momento, l’unico farmaco indicato in Italia per la Sla è il Riluzolo, in grado di rallentare il decorso della malattia di alcuni mesi.
A inizio giugno 2024, però, la Commissione Europea ha concesso l’autorizzazione all’immissione in commercio di un nuovo farmaco, chiamato Tofersen, per il trattamento di pazienti adulti con SLA associata a mutazione del gene SOD1. Tofersen è il primo trattamento mirato a una causa genetica della SLA ad essere stato approvato nell’Unione Europea. Gli studi clinici hanno mostrato che i pazienti portatori di questa mutazione a cui era stato somministrato, presentavano un rallentamento della progressione della malattia e, in qualche caso, un lieve miglioramento dei sintomi.
Nonostante la mancanza di terapie specifiche efficaci, negli ultimi anni la qualità della vita delle persone con Sla è migliorata, grazie al supporto degli ausili tecnologici per la gestione delle criticità respiratorie e funzionali, alla maggiore comprensione dei bisogni dei pazienti e all’aumento dei centri clinici specializzati.
Come si assiste una persona con questa malattia?
Fondamentale nel caso della Sla è una presa in cura complessiva non solo del paziente ma anche della famiglia e dei caregiver. Per questo servono competenze e funzioni differenti e integrate: medico di base, neurologo, neurofisiologo, fisiatra, pneumologo, rianimatore, gastroenterologo, psicologo, dietista, ortofonista, fisioterapista, infermieri formati, assistente sociale.
Qual è lo stato della ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica?
La ricerca si sta concentrando su diversi fronti, sia rispetto alla conoscenza della malattia e delle sue basi biologiche sia rispetto all’identificazione di nuovi marcatori di malattia e allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche. Per esempio, anche grazie al lavoro della comunità scientifica italiana, negli ultimi anni sono stati ottenuti risultati importanti negli studi genetici, con la scoperta di nuove mutazioni causative della patologia. Altro esempio: in tutto il mondo si stanno compiendo numerosi studi sull’utilizzo di cellule staminali sia come modello di malattia sia come possibile terapia, anche in supporto alla sopravvivenza dei motoneuroni esistenti. Inoltre, sono in corso a livello globale diversi studi clinici relativi a nuove terapie e a interventi di supporto e riabilitazione.
La ricerca AriSLA
Fondazione Telethon sostiene la ricerca sulla sclerosi laterale amiotrofica, in particolare grazie al sostegno dato a Fondazione AriSLA, nata nel 2008 per volontà di Fondazione Telethon stessa, Fondazione Cariplo, Aisla onlus e Fondazione Vialli e Mauro per la ricerca e lo sport.
Da allora, AriSLA ha investito oltre 16 milioni di euro in attività di ricerca, finanziando 106 progetti, di cui 16 attualmente in corso, in diversi ambiti: ricerca di base, preclinica e traslazionale, clinica e tecnologica. Negli anni gli investimenti di AriSLA hanno permesso da un lato anche a ricercatori più giovani di avviare delle proprie linee di ricerca e, dall’altro, hanno consentito di dare continuità ai filoni di ricerca con solido razionale scientifico. Tra questi, i filoni relativi al metabolismo dell’RNA, all’aggregazione proteica, alla genetica e al possibile riposizionamento (repurposing) di farmaci, cioè alla possibilità di riutilizzare per la Sla farmaci già in uso per altre condizioni.