«Nella vita nulla è impossibile». Ogni passaggio, ogni impresa che ha scandito la vita di Franco Cappelli, coordinatore di Fondazione Telethon per le province di Taranto e Brindisi, è stato ispirato dalla consapevolezza che per ogni problema esiste una soluzione. È stato così da sempre: «Sin dal 1990, sin dal principio della grande avventura di Telethon. Io ero a Taranto ad accogliere il treno della ricerca nel suo primo viaggio lungo lo stivale. Presentai io le autorità della città a Maria Teresa Ruta, che conduceva la maratona. Facevo parte della Uildm perché mio figlio Valerio aveva la distrofia di Duchenne».
Franco racconta sull’onda dell’emozione, le parole si inseguono quasi accavallandosi, ogni sensazione è stata registrata e chiusa nel cassetto della memoria che ora Franco apre piano piano. «Ho 76 anni. Sono in pensione da quando ne avevo 52 dopo aver lavorato prima per l’aeronautica come ufficiale addetto all’insegnamento di materie specialistiche, come radar, calcolatori di tiro, poi per l’industria privata, come l’Ilva di Taranto, per la quale collaudavo i nuovi impianti». Un’esistenza che ha schivato ogni rischio di banalità: «È stata la stessa signora Agnelli, nel 2008, dopo tanti anni di collaborazione, a chiedermi di diventare ambasciatore Telethon, come si diceva allora».
E una volta affrancatosi dagli obblighi della professione, Franco ha potuto dedicare tutto il suo tempo a Telethon e, soprattutto, a suo figlio Valerio. «Per lui e con lui ho creato la sezione Uildm di Martina Franca. A lui, dal 2003, anno della sua scomparsa, è dedicato l’auditorium della bella “capitale” della Valle d’Itria». Non un giorno di pausa, da allora: «La forza che mi ha consentito, nel tempo, di far crescere un territorio falcidiato, purtroppo, da problemi di scarso sviluppo e disoccupazione diffusa è stata la capacità che ho sviluppato di mantenere i contatti con tutti, nella piena trasparenza e lealtà. Sono stato sempre chiaro, ho sempre espresso il mio pensiero con sincerità, ho sempre mantenuto gli impegni».
Nato a Taranto, ma brindisino di origine, Franco conosce bene quali sono i problemi della comunità a cui si rivolge per trovare supporto per la ricerca. «Quella di Taranto è la penultima provincia italiana per tenore di vita - spiega - Brindisi la quintultima. Il reddito medio procapite è del 30% più basso della media nazionale. Da noi la disoccupazione giovanile e quella della popolazione adulta non si differenziano in termini di ampiezza. E mettici poi i problemi ambientali che si sono stratificati negli anni a causa degli insediamenti industriali. La sanità versa in condizioni molto critiche. Eppure, questo è lo stesso contesto sociale ed economico che risponde con entusiasmo ai nostri inviti, e consentendo a noi di devolvere, ogni anno, oltre 100 mila euro di donazioni che contribuiscono al progresso della ricerca di Telethon».
A Franco le sfide non impressionano: «Dallo scorso anno, come è giusto che sia, le donazioni elargite dalla Marina Militare, che una volta raccoglievamo noi, vengono devolute direttamente alla Fondazione. Ebbene, non ho mai pensato che questo potesse costituire un ridimensionamento incolmabile per il nostro coordinamento. Proseguiamo a organizzare banchetti presso le sedi delle Nazioni Unite a Brindisi e della Nato a Taranto. E poi ci aspetta, il 6 giugno, la grande regata Brindisi-Corfù a cui parteciperà anche l’imbarcazione di Fondazione Telethon».
Oggi Franco ha un altro grande impegno a cui far fronte: «A giugno Papa Francesco accoglierà la Uildm in Vaticano, ed è da febbraio che mi occupo anche di organizzare questo viaggio. La delegazione di Martina Franca sarà la più numerosa, oltre 160 persone». Come detto, nulla è impossibile. «Ci sono le cose che si conoscono e quelle che non si conoscono. Allora, quando ci si trova di fronte all’incognito, si procede e si cerca di capire. Io ho sempre fatto così, mi sono rimboccato le maniche e ho cercato di risolvere ogni situazione». Franco è granitico ma anche lui si avvale di un gruppo, per certi versi un po’ singolare, di affiatati volontari: «Ho anch’io le mie Franco’s Angels, come nella serie televisiva degli anni ‘80. Delle signore molto tenaci, di origine non solo italiana, che mi sostengono in ogni iniziativa». Quando si dice la forza di volontà: «Lo dico sempre, datemi una scrivania e un computer e vi solleverò il mondo!».
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