Era il 2017 quando chiedono a Luca, single, di prendersi cura della piccola Alba, nata con la sindrome di Down e lasciata dai genitori in ospedale. Quel giorno nasce una famiglia.
Luca non mostra, apparentemente, tentennamenti. Sembra abbia saputo attraversare, senza danni collaterali, il ciclone di commenti, giudizi, condivisioni e clamore mediatico suscitato, poco più di due anni fa, dalla sua vicenda di padre adottivo, single, omosessuale, di Alba, una bella bambina bionda che oggi ha circa due anni e mezzo. Luca è forte, e trae ulteriore vigore da una scelta radicata in un autentico desiderio di paternità prima ancora che nella consapevolezza di aver risposto positivamente, anche in questo caso senza indugio, all’appello del tribunale. Nulla è stato facile, anche se oggi i frangenti più critici di questa vicenda sembrano appartenere ad un passato molto remoto.
«Alba mi ha reso felice», esordisce «perché una vita, per dirsi completa, ha bisogno d’amore, e lei è fonte di grandi emozioni». Poco più che quarantenne, napoletano, Luca ha preso in braccio per la prima volta Alba nel luglio del 2017, quando la piccola, con sindrome di Down, aveva 20 giorni, era stata lasciata in ospedale dopo la nascita e ben 30 famiglie, prima di lui, avevano rifiutato di adottarla. La legge, insieme alla lungimiranza di giudici illuminati, gli ha consentito di procedere ad un affido che si è trasformato in adozione definitiva dopo un percorso durato circa un anno.
Oggi Luca si definisce “appagato”, gli occhi emanano serenità, uno stato d’animo frutto di un cammino che comporta fatiche quotidiane ma vissute con slancio. C’è il lavoro impegnativo alla guida dell’associazione “A Ruota Libera” che, come recita la presentazione pubblicata in rete, «offre a persone disabili, in età post scolare, l’opportunità di socializzare, di coltivare i propri talenti e di integrarsi nella comunità». C’è un percorso personale fatto di amori perduti e ritrovati, di esperienze laceranti affianco ad amici volati via troppo presto, ma oggi c’è la complicità di Alba. «Quando il mio cielo è percorso da pensieri o preoccupazioni - racconta Luca - è lei che, grazie a una capacità percettiva che rasenta la magia, mi sostiene con i suoi abbracci e le sue coccole. Un fenomeno frutto, a mio avviso, della profondità del nostro rapporto e dell’ascolto reciproco che ci regaliamo». Ciò che emerge distintamente è la “normalità” che contraddistingue la dinamica della relazione tra Luca e Alba, nonostante la sua assoluta unicità.
GIORNO PER GIORNO La loro vicenda è assimilabile a quella di tante altre famiglie. Intorno al loro piccolo nucleo gravita un universo di affetto e cura “affollato” da nonni, zii, amici, che riempiono la vita di entrambi. E poi c’è una quotidianità che si snoda, come uno slalom, tra sveglia, colazione insieme, il lavoro di Luca, la scuola di Alba, la tata, la nanna, la stanchezza che accompagna ogni fine giornata ma anche quella parentesi serale di tranquillità che serve a Luca per recuperare una dimensione individuale necessaria a ricaricare le batterie.
Luca definisce Alba una “tosta”, dal carattere forte. «Sarà per la sua disabilità, ma Alba dimostra una grande sensibilità selettiva, fatta di simpatie o antipatie senza filtri. È testarda, egocentrica e poco remissiva, ai limiti dell’insubordinazione, fattore che crea qualche problema quando, come ogni buon papà, devo stabilire inevitabilmente delle regole». Alba è allegra, le piace ballare, stare insieme alla gente, poltrire un po’ nel letto la mattina dopo il latte. È lei il centro della vita di Luca, una vita che, nel frattempo, ha assunto una fisionomia diversa. «Questa trasformazione l’ho osservata nei rapporti personali» sottolinea Luca. «Una parte di amici, hanno deciso di porre fine ad una continuità che fin a quel momento aveva caratterizzato il nostro rapporto. Sono emerse difficoltà nella condivisione delle nostre vite. La mia, oggi, è governata da tempi ed esigenze differenti, e pur non abdicando alla mia condizione di uomo gay single, oggi sono un papà che si trova spesso a condividere tempo, preoccupazioni e momenti di confronto con amici che sono, a loro volta, genitori». E poi ci sono le feste di compleanno degli altri bambini, il cinema che va bene anche a loro, e le difficoltà, magari, di una giornata di pioggia, situazioni che spesso sono incompatibili con le amicizie di un tempo, magari quelle meno “resilienti”.
LA CRESCITA E se Luca ha offerto ad Alba la gioia e il calore di una famiglia, Alba, a sua volta, ha donato a Luca un sigillo di maturità. «Professionalmente è come se Alba avesse impresso un marchio a quello che io faccio. Oltre ad essere il presidente di un’associazione di sostegno per disabili, oltre a essere il fratello di un ragazzo disabile, ora sono il padre di una bambina con la sindrome di Down e posso legittimamente chiedere la necessaria attenzione da parte dello Stato, e questo aspetto aggiunge responsabilità alla mia missione. Personalmente oggi sono gratificato, e mai appesantito dal ruolo di padre».
Nessun rimpianto, quindi, ma anche tanto orgoglio: «Per me Alba non è stata una scelta di serie B perché sono omosessuale, perché per me è stato possibile accedere solo ai registri per l’affido di bambini disabili, ma è stata una scelta cosciente, perché per me la disabilità equivale a possedere un’opportunità in più, e diventare padre di una bambina con una disabilità è ciò che avverto più giusto per me». Oggi l’obiettivo principale di Luca è quello di assecondare i talenti di Alba, di sostenerla nella realizzazione di ciò che vorrà diventare. «Vorrei che imparasse a pensare che la diversità sia una ricchezza che va tutelata, che noi siamo perfetti come siamo, e non esiste il concetto di normalità. Tutti siamo normali rispetto al nostro peculiare modo di essere». Una grande avventura, che solo l’amore può sostenere, e sembra proprio che di quest’ultimo Luca e Alba siano provvisti in abbondanza.