Senza cura, Jaber avrebbe avuto un’aspettativa di vita molto bassa. Ma grazie alla terapia genica dell’Istituto San Raffaele Telethon di Milano oggi sta crescendo come tutti i bambini della sua età.

Ci sono viaggi che cambiano la vita, come quello di Jaber e la sua famiglia da un villaggio di Hurfeish, nel nord di Israele, a Milano, in Italia. Non un viaggio di piacere, ma un viaggio necessario in cerca di una cura e di una possibilità per il bambino che a solo 4 mesi riceve una diagnosi terribile: la sindrome di Hurler o mucopolisaccaridosi di tipo 1H, una rara malattia genetica dovuta alla mancanza di un enzima, che può compromettere lo sviluppo di molti organi, compreso il cervello. Senza una cura, Jaber è destinato a un’aspettativa di vita piuttosto bassa.

La sua famiglia si trasferisce immediatamente all’ospedale Rambam di Haifa, ma tutti i tentativi di fare qualcosa falliscono:

«Ci siamo sentiti incapaci di rimediare, come se la vita ci si fosse chiusa in faccia».

Hadi e Alis, genitori di Jaber

Una speranza dall'Italia

La dottoressa israeliana che segue Jaber, però, chiede aiuto a una collega italiana, Maria Ester Bernardo dell’Ospedale San Raffaele di Milano: qui infatti è in corso uno studio sperimentale per valutare una terapia genica, messa a punto dall’Istituto San Raffaele-Telethon di Milano, per correggere alla base il difetto genetico responsabile di questa grave malattia.

Jaber, un bimbo trattato con la terapia genica per la sindrome di Hurler
Il piccolo Jaber

I genitori ricordano ancora il momento in cui hanno sentito parlare per la prima volta di questo trattamento sperimentale. «Eravamo felici e speravamo che tutto sarebbe andato bene: volevamo uscire da quella crisi e dal guscio in cui eravamo intrappolati».

La terapia genica è uno dei doni che la ricerca può fare a tanti bambini come Jaber. Per sostenerli, dona per la ricerca >

Il percorso di terapia genica

Dopo il colloquio con Maria Ester Bernardo i genitori accettano di sottoporre Jaber alla terapia genica: nel novembre 2018, quando il bambino ha un anno, la famiglia va a Milano. Grazie anche al supporto del programma “Come a casa”, che prevede anche la presenza di un mediatore culturale, Samih, i genitori vengono messi a conoscenza del trattamento in tutti i suoi dettagli. Hadi e Alis, infatti, parlano soltanto arabo ed è importante che diano un consenso pienamente informato e consapevole.

Da quel momento inizia un percorso terapeutico lungo e difficile: la famiglia rimarrà per 6 mesi a Milano, lontano da casa. Inizialmente Jaber viene sottoposto a numerosi esami del sangue e strumentali per confermare che sia idoneo a ricevere il trattamento sperimentale. L’infusione delle sue cellule staminali del sangue corrette con la terapia genica avviene l’11 gennaio 2019 e a detta dei medici l’intervento è riuscito.

«Jaber è in forma, proprio come ci sia spetterebbe da un bambino della sua età».

«Quel periodo è stato incredibilmente difficile – ricordano. Poi finalmente siamo tornati a casa nostra, torniamo in Italia per revisioni e controlli ogni anno. Jaber è migliorato in modo fantastico, le sue ossa stanno crescendo, l'udito e la respirazione sono a posto adesso. È in forma, proprio come ci sia spetterebbe da un bambino della sua età. Non possiamo che ringraziare tutti i medici e il personale Fondazione Telethon per aver curato Jaber e averlo fatto guarire: sono un esempio per tutti. Le parole non riescono a descrivere i nostri sentimenti e la nostra felicità».

La ricerca ha donato a Jaber un futuro, dona per la ricerca per aiutare tante altre famiglie come loro.

Il tuo browser non è più supportato da Microsoft, esegui l'upgrade a Microsoft Edge per visualizzare il sito.