Giada, giovane artista con retinite pigmentosa, sfida le avversità per realizzare il suo sogno di diventare doppiatrice a Roma, sostenuta dall’amore incondizionato della sua famiglia e dalla sua incrollabile determinazione.

Giada, che affronta la retinite pigmentosa.
Giada ed il suo sogno: il doppiaggio!

Giada ha 19 anni, vive a La Spezia e ha un grande sogno da realizzare: vuole trasferirsi a Roma per lavorare nel mondo del doppiaggio. È una ragazza determinata, che da anni si prepara con grande impegno per poter fare il lavoro dei suoi sogni. Dalla sua parte ci sono sempre mamma Maruska e papà Emilio.

Voglio usare la voce in tutti i modi possibili. Farò tutto quello che mi riuscirà. Voglio andare via da La Spezia perché desidero realizzare qualcosa di grande. Mi piace il doppiaggio perché mi permette ogni volta di essere un’altra persona. Ma vorrei provare anche con il musical”.

Recitazione, canto, musica. Sono tante le passioni di Giada. Passioni che ha dimostrato di avere fin da piccolissima, quando passava tanto tempo davanti alla televisione, guardando di tutto. Passioni che ha nutrito con corsi di lirica e recitazione e lezioni di pianoforte. Giada è un’artista, nata con la retinite pigmentosa, la più comune forma di cecità ereditaria. Una malattia genetica rara che determina la degenerazione progressiva della retina.

Galeotta fu l'abat jour

“Mia mamma mi ha raccontato che una volta, quando avevo 2/3 anni, eravamo nella mia stanza io e lei, sedute una di fronte all'altra. L’unica luce accesa era quella di un abat jour e io non riuscivo a vederla, anche se lei era davanti a me”. Dopo questo episodio i genitori di Giada, molto preoccupati, decidono di far fare alla bambina degli accertamenti, ma le attrezzature degli ospedali non sono così attendibili quando si parla di malattie retiniche ed infatti inizialmente dai controlli non emerge nulla. Poi però arriva la diagnosi e la famiglia scopre che a Napoli, all’Ospedale Federico II, esiste un centro di ricerca per la malattia di Giada, inizia così il suo primo viaggio verso Napoli. Un viaggio che dura da circa 15 anni.

“Ricordo ancora la prima volta che i dottori ci hanno parlato della possibilità di fare l’intervento con la terapia genica. Era il 2019, quella volta al controllo erano venuti anche i miei nonni materni. Mi dissero che il risultato del test genetico era quello che aspettavamo, mutazione del gene RPE65, e che quindi avrei potuto ricevere la terapia genica. Così fui inserita in una lista di 10 pazienti operabili.  È stata una gioia immensa, ci siamo commossi tutti”.

Causa Covid poi l’intervento non c’è stato subito. Giada è stata operata a giugno 2021 all’occhio destro e a luglio 2021 all’occhio sinistro, all’età di 16 anni.

Tra sfide e successi

Grazie all’intervento la sua quotidianità è nettamente migliorata. Ha acquisito parte della vista periferica, mentre prima aveva solo la vista centrale, come se guardasse il mondo intorno a lei sempre con un binocolo. Riesce a stare in una stanza di giorno senza dover per forza accendere la luce. Anche stare in sala di doppiaggio, con la sola luce sul leggio, è diventato più facile. Le maggiori difficoltà restano la sera, quando cala il buio.

"Credo sia importante sostenere la ricerca perché la scienza non si ferma, perché i ricercatori non si arrendono mai, studiano per trovare cure o meccanismi in grado di bloccare malattie rare come la mia."

Giada

“Voglio ringraziare la professoressa Francesca Simonelli, la dottoressa Di Iorio Valentina che mi ha seguito passo passo per tutti questi anni, il mio amato chirurgo Michele Della Corte, il dottor Testa con il quale chiudo sempre le mie lunghe visite di controllo, ma in generale ringrazio tutti i medici dell’Ospedale Federico II, perché hanno reso possibile un miracolo che in molti non credevano realizzabile. Mi hanno salvato la vita e gliene sarò sempre infinitamente grata. Credo sia importante sostenere la ricerca perché la scienza non si ferma, perché i ricercatori non si arrendono mai, studiano per trovare cure o meccanismi in grado di bloccare malattie rare come la mia. Bisogna avere speranza perché la costanza dei ricercatori, unita all’ottimismo, porta a grandi innovazioni”.

"Bisogna avere speranza perché la costanza dei ricercatori, unita all’ottimismo, porta a grandi innovazioni”.

Giada

Giada ed il futuro: il sogno del doppiaggio

Giada ha scoperto il mondo del doppiaggio, dopo aver provato prima a cimentarsi in quello della recitazione. Durante gli anni della scuola superiore nei weekend ha frequentato a Roma l’Accademia di Arte e Spettacolo, diretta dalla famiglia Ward. Dalla sua parte ci sono sempre i genitori e i nonni che l’hanno sempre sostenuta e incentivata, insieme agli zii, anche loro presenza importante nella sua vita, e da un anno anche il suo fidanzato, Manuel, con cui condivide la passione per il cinema.

“Credo che la mia disabilità sia grave, ma credo anche che ci siano persone che stanno peggio di me. La mia malattia è stata a volte un ostacolo nelle relazioni interpersonali, chi mi sta a accanto pensa sempre che dovrà prendersi cura di me, perché non sono totalmente autosufficiente e per questo magari evitano di avere legami con me. Si lasciano intimorire dalla “disabilità”."

Giada sa quello che vuole, ha un sogno e vuole realizzarlo. Chissà che tra qualche anno non sentiremo la sua voce in tv o al cinema. Intanto lei continua a studiare, con passione e determinazione.

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