Un attimo, poche parole e la vita cambia improvvisamente direzione. Lasciandoti senza la percezione di un futuro chiaro. Quando papà Mauro e mamma Maria hanno la diagnosi sulla patologia del loro piccolo Andrea, il loro mondo cambia.
La sindrome di DiGeorge, fino a quel momento del tutto sconosciuta, diviene sgradita protagonista della loro esperienza. Il sistema immunitario di Andrea non funziona come quello di tutti gli altri; un raffreddore qualunque può essere devastante.
Si prendono precauzioni a non finire, anche la scuola è un miraggio, perché il rischio di infezioni è troppo forte.
Ma la vita finisce per non essere più tale: non si può costringere un bimbo ad essere un recluso. Mauro e Maria accettano la sfida perché il loro piccolo ha voglia di conoscere il mondo, di gridare IO ESISTO.
I due genitori decidono di prendere dei rischi e assecondano la grande passione di Andrea: il calcio. Vedere le partite con papà non basta più, vuole giocare. Le sue condizioni di salute lo sconsigliano ma, come racconta Maria, «Questo sport è non solo una grande passione, è qualcosa che lo fa stare bene e che gli dà forza anche quando la malattia lo tiene a letto per giorni».
Riescono a trovare una squadra, il Milan Club di Torino, disposta a farlo partecipare agli allenamenti, prendendosi anche una certa responsabilità. Per un mese e mezzo il sogno di Andrea diventa realtà. È un periodo bellissimo, il piccolo sembra rinato. Ma la sindrome non fa sconti e, alla prima infreddatura, l'esperienza da giocatore finisce. In primavera i compagni sono troppo avanti ed è lui stesso a chiudere il discorso. Ma la sua forza e la sua volontà di esistere, di vivere sono troppo forti.
La famiglia decide di traferirsi in campagna e comincia una nuova avventura. Andrea riesce ad andare a scuola. Non tutti i giorni e solo per qualche ora, ma poter stare in mezzo ai propri coetanei è una vera e propria spinta a stare anche fisicamente meglio. Insegnanti e compagni di scuola non solo sono molto carini e protettivi, ma colgono l'opportunità di crescita che la presenza di un bambino come lui rappresenta per tutti.
Oggi Andrea fa la terza e svolge a casa circa il 70 per cento del programma scolastico. Gli piace moltissimo e, racconta Maria, «la scorsa settimana si è addirittura tenuto il vomito per evitare che lo tenessimo a casa da scuola!».
Andrea non si ferma e grida in faccia alla malattia: IO ESISTO.