Il collare d’oro al merito sportivo è solo l’ultimo riconoscimento che Monica Boggioni, campionessa paralimpica di nuoto, ha ricevuto nel 2024. La massima tra le onorificenze del Comitato Italiano Paralimpico è stata assegnata a Monica dopo i risultati spettacolari raggiunti nelle ultime Paralimpiadi di Parigi, dove ha vinto l’oro nei 50 rana SB3 stabilendo il nuovo record paralimpico ed europeo.

26 anni, grinta e determinazione. Monica a Parigi ha conquistato, oltre all’oro nella finale rana, anche due medaglie di bronzo, che vanno così ad aggiungersi ai tre bronzi vinti durante i Giochi Paralimpici di Tokyo 2020.

Riconoscimenti importanti, che Monica attribuisce al suo impegno, ma anche a tutto quello dello staff, che ogni giorno lavora con lei per raggiungere, gara dopo gara, sempre nuovi traguardi, in primis il suo allenatore Guy Soffientini.

Ma il nuoto non è l’unica passione di Monica. La ragazza infatti professionalmente si immagina anche nel campo della genetica medica per studiare patologie ancora poco conosciute e aiutare i bambini affetti da queste malattie rare a migliorare la loro condizione di vita.

Oltre ogni limite

Un progetto lavorativo che parte dalla storia personale di Monica. La ragazza è infatti affetta da diplegia spastica agli arti inferiori, causata secondo i medici da una lesione cerebrale (leucomalacia periventricolare) avvenuta durante la gravidanza. A questa spasticità si è aggiunta durante l’adolescenza una distonia late-onset con complicanze miocloniche inizialmente agli arti superiori e poi generalizzata. Quest'ultima non ha ancora una spiegazione diagnostica che convince i dottori, e nemmeno Monica e la sua famiglia.

Questa lesione è infatti tipica dei neonati prematuri, ma la gravidanza della mamma di Monica, Anna, è andata bene per tutti i nove mesi e la bambina è nata a termine. Inoltre, ad oggi si conoscono casi di distonia legata a diplegia spastica che si manifesta però entro i primi anni dell’infanzia (mentre a Monica si è presentata la distonia quando aveva circa 17 anni). Per questo i genitori e Monica sospettano che ci sia qualcos’altro, forse una causa genetica, ancora ignota.

Nel 2021 Monica si è sottoposta all’indagine dell’esoma, ma nemmeno in questo caso l’esame è riuscito a dare un nome alla sua condizione. Ma la ragazza non si arrende, la determinazione che l'accompagna in vasca, è una costante della sua vita anche fuori dalla piscina.

L'acqua: che passione!

L’acqua è sempre stata la sua dimensione ideale, il luogo dove sentirsi se stessa nonostante le difficoltà motorie, libera e senza la paura di essere giudicata. Gli anni più difficili per lei, molto probabilmente sono stati quelli delle elementari, perché i bambini, senza cattiveria, tendevano ad escluderla dai giochi di carattere motorio.

Monica ha iniziato a nuotare a 2 anni proprio su consiglio dei medici, ma è alle scuole medie che ha iniziato a pensare di voler gareggiare. È così che ha iniziato il suo percorso agonistico con la FINP (Federazione Italiana Nuoto Paralimpico) grazie al progetto “Nuota con noi” promosso dalla sua società civile Pavia Nuoto asd, un progetto inclusivo per avvicinare ragazzi/e con disabilità motoria e/o visiva al mondo del nuoto paralimpico. Ad oggi è tesserata anche con la squadra delle Fiamme Oro – Polizia di Stato.

È entrata nella Nazionale paralimpica nel 2017, anno della sua maturità classica. Da allora di strada ne ha fatta: ha partecipato a 4 Mondiali (Città del Messico, Londra e per due volte Madeira) vincendo in totale 7 ori, 7 argenti e 5 bronzi; ha fatto due Europei (Dublino e Madeira) portando a casa 9 ori, 7 argenti e 4 bronzi; ha partecipato a due Paralimpiadi (Tokyo e Parigi) vantando di 1 oro e 5 bronzi.

Un futuro inarrestabile

Monica è inarrestabile. Si allena, anche due volte al giorno, ma nel frattempo è riuscita anche a laurearsi in Biotecnologie Mediche sia alla triennale, che alla Magistrale all’Università degli Studi di Pavia. La passione per la genetica l’ha scoperta per caso alle scuole medie, dopo aver fatto una tesina su Mendel.

Proprio durante i due anni di Laurea Magistrale ha effettuato un tirocinio nel laboratorio della ricercatrice di Fondazione Telethon, la dottoressa Enza Maria Valente, che è stata poi anche la sua relatrice per la tesi finale incentrata sullo studio della Sindrome di Joubert.

Un traguardo importante, 110 e Lode in Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche, raggiunto in ambito accademico ad aprile 2023, che dimostra come Monica dia tutta se stessa nello sport, ma anche nello studio e nella vita di tutti i giorni.

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