Arianna ha trovato nell'acqua un'amica fidata, ma al contempo ha trovato anche la determinazione e la tenacia di andare oltre la diagnosi della Paraparesi Spastica ereditaria, arrivata alla tenera età di 3 anni. La storia della nuotatrice paralimpica è fatta di sorrisi e tantissima tenacia.
L’acqua è il suo elemento e la piscina è il luogo in cui si è sempre sentita al sicuro, compresa e accolta. Arianna ha iniziato a nuotare quando aveva 8 anni e da allora non ha mai smesso. La determinazione e la passione per questo sport l’hanno portata a diventare una nuotatrice paralimpica a livello agonistico: ha vinto 9 medaglie a livello europeo, 2 ori e 3 argenti ai Campionati Mondiali di Londra 2019 e un argento alle Paralimpiadi di Tokyo 2020.
In piscina Arianna ha trovato un ambiente inclusivo, dove sentirsi se stessa, senza paura di essere giudicata per la sua malattia.
Una diagnosi per due
A 3 anni Arianna ha scoperto, infatti, di avere la Paraparesi Spastica Ereditaria, una malattia neurodegenerativa, caratterizzata da spasticità e da debolezza degli arti inferiori, che provoca una più o meno marcata difficoltà a camminare. Grazie alla diagnosi, anche sua mamma ha scoperto di avere la stessa malattia. Fino a quel momento, i medici le avevano sempre detto che le sue difficoltà motorie erano causate da un problema verificatosi nel momento del parto.
La malattia ha avuto un decorso diverso in Arianna e in sua mamma. Arianna è sulla carrozzina dall’età di 13 anni, mentre sua mamma ha iniziato ad usarla da una decina di anni e solo su spinta di Arianna, prima ha sempre preferito il bastone.
«Ho trovato un equilibrio accettando la direzione in cui andava il mio corpo - racconta Arianna - non l’ho mai forzato. Credo che rispetto ad eventi traumatici, che ti rendono disabile all’improvviso, quando nasci con una malattia genetica rara ci impari a convivere piano piano. È qualcosa che cresce con te».
La passione che supera ogni ostacolo
Arianna gareggia da quando frequenta le scuole medie, nonostante lo sport acquatico richieda un grande sacrificio per via dei lunghi e costanti allenamenti, lei non ha mai mollato. Quando ha iniziato a Varese si allenava sia in una squadra d persone con differenti disabilità, sia con una squadra di normodotati. Anche una volta, trasferitasi a Milano, per studiare all’Università, ha continuato ad allenarsi.
«Il nuoto richiede un grande impegno, fatica, ma se hai degli obiettivi, tutto passa in secondo piano. Anche gli allenamenti una volta/due volte al giorno non sono un problema. Non sono soddisfatta del tempo che ho fatto in vasca, durante le ultime Paralimpiadi di Parigi, ma so che comunque è stata una bellissima esperienza partecipare ed essere lì con tutto il gruppo della Nazionale».
In vasca Arianna ha incontrato anche l’amore della sua vita Roberto, anche lui nuotatore. All’epoca Arianna aveva solo 16 anni. Da allora non si sono più lasciati. A 22 anni hanno iniziato a vivere insieme, mentre lei studiava all’Università e nel 2022 si sono sposati, costruendo la loro famiglia insieme al cagnolino Ginny, un maltese.
«Roberto mi è piaciuto da subito, ma non avevo avuto alcun tipo di esperienza prima, per via della mia malattia, e non mi sembrava vero che a lui potessi piacere. Avevo paura all’inizio, ma poi è avvenuto tutto in maniera molto semplice».
La vita con Roberto: fra divulgazione e sorrisi
Roberto ha smesso di nuotare per dedicarsi al lavoro, ma non c’è gara, mondiale o paralimpiade in cui non segua Arianna e faccia il tifo per lei. Ad unirli non è solo la passione per il nuoto, ma anche lo stesso approccio ironico alla vita. Ha la passione per la stand-up comedy, ha partecipato anche ad Area Zelig, e spesso i suoi monologhi parlano di Arianna e della vita con una moglie disabile.
Insieme sulle loro pagine Instagram realizzano molti reel per raccontare in maniera ironica la quotidianità di una coppia alle prese con i problemi di tutti i giorni, anche legati alla disabilità. Video divertenti, che spesso partono dalle tendenze virali del momento, con l’obiettivo di far riflettere gli utenti senza perdere il sorriso.
«Credo molto nel potere dell’ironia, credo che permetta di togliere potenza, ma anche l’eccessiva delicatezza nei confronti della disabilità. Io ho sempre avuto un approccio molto accogliente verso la disabilità, per far capire agli altri che non è una barriera. La Paraparesi Spastica Ereditaria è una mia caratteristica, ma io sono anche molto altro. Cerco di far sentire le persone intorno a me a loro agio nel relazionarsi con me. Infatti, anche i miei colleghi in ufficio fanno battute sulla mia malattia».
Arianna dopo la laurea in psicologia all’Università Bicocca di Milano, ha deciso di indirizzare i suoi studi, ma anche il suo lavoro, sulla divulgazione di temi legati alla Diversity and Inclusion, lavorando come DE&I expert e content strategist in un’agenzia di comunicazione milanese.
«Dopo le Paralimpiadi di Rio, nel 2016, ho iniziato ad aver voglia di comunicare. Prima parlavo di moda su un blog, poi è arrivato Instagram e ho iniziato a parlare di me e di diversità ed inclusione. So che fare video su queste tematiche, cercando di veicolare informazioni, non funziona sempre in termini di numeri di utenti, ma credo sia importante farlo».