La patologia non ferma la nuotatrice campionessa che vuole essere d’esempio a tanti ragazzi che come lei affrontano una malattia genetica rara. Carlotta: «Bisogna donare alla ricerca. Bisogna prevenire tutto quello che le malattie genetiche comportano».
Lascia tutti a bocca aperta il palmares di traguardi sportivi raggiunti da Carlotta Gilli a soli 22 anni. Le medaglie parlano da sole, Carlotta è una ragazza determinata che ha trovato nell’acqua un’amica capace di farle superare limiti e barriere.
E pensare che quando la mamma e il papà a sei anni l’hanno iscritta al primo corso di nuoto, lei non voleva andarci. Voleva giocare a calcio, era un vero maschiaccio, ma i suoi genitori credevano che non fosse uno sport adatto ad una bambina, così hanno scelto il nuoto. Ma né Carlotta, né i suoi genitori avrebbero mai potuto immaginare che avrebbe raggiunto questi incredibili risultati, al punto da essere soprannominata “Wonder Gilli”. La prima medaglia d’oro è arrivata a soli 8 anni, era la sua prima gara e Carlotta ha fatto capire a tutti da subito che immergersi nell’acqua e nuotare veloce più degli altri era e sarebbe stato il suo super potere.
L’incontro con la malattia
L’acqua per Carlotta c’è sempre stata, prima, durante e dopo la scoperta della malattia. A sei mesi i suoi genitori l’hanno letteralmente tuffata in piscina per il primo corso di acquaticità, a sei anni il primo corso di nuoto e insieme al corso la scoperta di avere qualcosa che non andava nella vista. Sono state le maestre della scuola elementare ad accorgersi che Carlotta faceva fatica a vedere bene la lavagna.
Così iniziano le visite, i controlli in ospedale e dopo 2 anni arriva la diagnosi di sindrome di Stargardt, la forma più comune di degenerazione maculare ereditaria. I sintomi consistono soprattutto nella riduzione della visione centrale, spesso in forma grave, che in genere inizia durante l’adolescenza o, comunque, in giovane età. Nel giro di pochissimo tempo Carlotta passa dal vedere 10/10 a 1/10. Da allora la situazione si è stabilizzata, Carlotta davanti a sé vede tutto estremamente molto piccolo.
La malattia non ha mai fatto vacillare la passione di Carlotta per il nuoto. L’acqua è stata per lei la luce nel momento buio della diagnosi, come racconta nel suo libro autobiografico “Una luce nell’acqua”. L’amica su cui poter contare per non sentirsi sola.
Una carriera piena di successi
Dopo aver vinto la sua prima medaglia ad 8 anni, Carlotta ha capito che quella era la sua strada e sin da quel giorno ha iniziato a sognare di raggiungere traguardi sempre più importanti, l’ultimo, il più recente, 5 medaglie alle olimpiadi di Tokio 2020 ma nel suo palmares ci sono 10 record mondiali, 346 medaglie vinte, 5 medaglie olimpiche, 4 collari d’oro.
La determinazione e la tenacia di Carlotta l’hanno portata a gareggiare sia nel circuito olimpico che in quella paraolimpico. Carlotta è infatti tesserata con i Rari Nantes Torino e con il gruppo sportivo Fiamme Oro della Polizia di Stato. Crede molto nel ruolo di aiuto da dare agli altri che ricopre la polizia, per questo da quest’anno è diventata anche un Agente Tecnico. Quando un giorno smetterà di nuotare, potrà essere d’aiuto alla Polizia di Stato con le competenze acquisite dagli studi universitari in psicologia.
Nonostante sia molto giovane Carlotta vuole essere un esempio positivo per tutti i ragazzi e le ragazze che convivono con una disabilità, vuole che le sue gesta sportive vadano oltre lo sport. Per questo motivo ha deciso di diventare Ambasciatrice Telethon: «Bisogna donare alla ricerca sempre, non solo quando le malattie genetiche rare ci colpiscono in prima persona o colpiscono qualcuno vicino a noi. Bisogna agire prima, sostenere la ricerca puoi aiutarci a prevenire tutto quello che le malattie genetiche comportano».
Carlotta è anche ambasciatrice dell'iniziativa "Campioni ogni giorno" di Procter & Gamble Italia realizzata in occasione dei Giochi Olimpici Parigi 2024 per promuovere l'accesso allo sport dei ragazzi con disabilità favorendo l'inclusione e la socializzazione.