#AndràTuttoBene: «Spero che tutto questo insegni quanto la ricerca sia fondamentale»

Luigi Tiradani, Istituto San Raffaele Telethon di Milano

Anche in tempo di Coronavirus i nostri ricercatori proseguono il proprio lavoro. La testimonianza di Luigi Tiradani, ricercatore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica di Milano

Luigi Tiradani è un ricercatore dell’Istituto San Raffaele Telethon per la terapia genica di Milano, uno di quelli che anche in questa situazione di emergenza nazionale sta continuando ad andare al lavoro perché «la ricerca non si può fermare del tutto: ci sono cellule da mantenere in coltura, animali modello che necessitano di essere nutriti e monitorati, esperimenti già in corso da mesi che vanno portati avanti, perché interromperli richiederebbe molto più tempo per rifarli da capo. E questo vanificherebbe mesi e mesi di lavoro, così come preziosi fondi per la ricerca come quelli che Fondazione Telethon raccoglie grazie alla generosità delle persone e investe nel nostro istituto, in cui studiamo delle possibili strategie terapeutiche per malattie genetiche rarissime e attualmente incurabili: io in particolare mi occupo di modelli di gravissime malattie neurodegenerative come la leucodistrofia metacromatica e la malattia di Krabbe».


Naturalmente tutti i ricercatori che non hanno smesso di andare in laboratorio si attengono rigidamente alle indicazioni per garantire la sicurezza di tutto il personale: «Abbiamo ridotto al minimo indispensabile le attività, chi può lavora da casa mentre chi viene in laboratorio cerca di fare parte anche del lavoro degli altri, evitando se possibile di usare mezzi pubblici per spostarsi. Non cominciamo nuovi esperimenti, ci limitiamo a portare avanti quelli già in corso. In laboratorio manteniamo sempre la distanza di sicurezza e prestiamo la massima attenzione alla pulizia dell’ambiente di lavoro, dal bancone agli strumenti di uso comune come i microscopi».


La sensazione è di sospensione, come se il tempo si fosse cristallizzato: «Non c’è il consueto via via di studenti universitari o di pazienti e persone in visita, ma siamo tutti consapevoli che negli edifici adiacenti al nostro istituto ci sono i colleghi clinici impegnati in prima linea: ovviamente chi si sta occupando della gestione dell’emergenza da coronavirus, ma anche quelli che anche in questa situazione continuano a garantire cure salvavita come la terapia genica, che nella maggior parte dei casi non può aspettare. È anche per loro che dobbiamo tutti rispettare le indicazioni di restare a casa e osservare le regole di igiene personale».

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