«La mia esperienza all’estero? Non la cambierei con nulla: anzi, penso che chiunque si affacci sul mondo del lavoro, che sia ricercatore o meno, dovrebbe farne una. Però sono così felice di tornare a lavorare a Napoli… sono settimane che festeggio e non ho ancora finito!».
Carmine Settembre è una giovane promessa della ricerca italiana: a 34 anni, dopo cinque anni trascorsi in prestigiosi enti di ricerca statunitensi, sta per rientrare in Italia grazie al programma Telethon Dulbecco.
Dopo una dura selezione, infatti, Carmine riceverà un finanziamento quinquennale di oltre 500mila euro che gli consentirà di mettere in piedi un proprio laboratorio all’interno dell’Istituto Telethon di genetica e medicina di Napoli, quello dove è cominciato tutto. «Al Tigem ho svolto la tesi e il dottorato di ricerca – racconta -. Cinque anni di formazione vera, grazie ad Andrea Ballabio e a tutte le persone con cui negli anni ho potuto lavorare e confrontarmi». Nel 2007, terminato il dottorato, Carmine vola oltreoceano: due anni a New York, presso il dipartimento di Genetica umana e sviluppo della Columbia University, poi a Houston, al Baylor College of Medicine. Nella capitale texana, infatti, alla fine del 2010 è stato inaugurato un laboratorio targato Telethon diretto da Ballabio dedicato allo studio delle malattie da accumulo lisosomiale, un gruppo di gravi patologie genetiche dovute all’accumulo di sostanze tossiche nelle cellule su cui il Tigem è tra i leader della ricerca a livello internazionale. Un laboratorio fortemente voluto da un’associazione americana di pazienti, la Beyond Batten Disease Foundation, fondata nel 2008 dai genitori di una bimba affetta da una grave malattia lisosomiale, quella di Batten.
«La nostra sfida era caratterizzare un meccanismo biologico assolutamente nuovo descritto proprio dal Tigem nel 2009: un sistema di controllo dello smaltimento dei rifiuti cellulari, potenzialmente sfruttabile per ripulire le cellule dalle molecole tossiche responsabili di gravi malattie come quelle da accumulo lisosomiale, ma anche la corea di Huntington, il morbo di Parkinson o il morbo di Alzheimer. Negli ultimi due anni abbiamo dimostrato come nella cellula questo meccanismo non sia isolato, ma sia parte integrante del metabolismo dell’intero organismo».
Per Carmine il periodo negli Usa è stato non soltanto molto produttivo dal punto di vista scientifico, ma anche un’ottima palestra per testare le proprie capacità nel gestire fondi e persone: «Ho speso molto del mio tempo mentale per capire come far lavorare al meglio persone dalle profonde differenze culturali, ma accomunate dalla passione per la ricerca. Saper scegliere e valorizzare i collaboratori può contribuire enormemente al successo di un team di ricerca: spero di fare tesoro dell’esperienza maturata in America nel costruire il mio gruppo targato Telethon».
La nuova avventura di Carmine inizierà concretamente in autunno, quando rientrerà definitivamente in Italia con la sua famiglia: cinque mesi fa, infatti, è nato suo figlio Samuele, passaporto texano e sangue partenopeo. La sua attività di ricerca si concentrerà in particolare sugli effetti tossici che le malattie lisosomiali hanno sulle ossa: un aspetto ancora poco esplorato ma potenzialmente interessante non solo per chi soffre di queste rare malattie genetiche, come per esempio la mucopolisaccaridosi di tipo 1, ma più in generale visto che ben il 10 per cento di tutte le malattie scheletriche conosciute sono legate a difetti del funzionamento dei lisosomi.
«Mi sento carico di responsabilità, spero di contribuire al mantenimento di una vera eccellenza della mia città, dove grazie alla meritocrazia il talento può emergere: non scorderò mai il momento in cui ho ricevuto da Telethon la telefonata che mi confermava che avevo vinto il finanziamento!».