La scintilla d’amore per l’Italia è scoccata durante una vacanza estiva: così quando Celine, ricercatrice francese originaria di Strasburgo alla ricerca di un nuovo laboratorio in cui andare a lavorare, si è ritrovata di fronte a un annuncio interessante dell’Istituto San Raffaele di Milano non ci ha pensato due volte.
«Dopo la laurea in biologia sono rimasta nella mia città anche per il dottorato: mi occupavo dello studio dei meccanismi molecolari della sindrome dell’X fragile, una malattia genetica caratterizzata da disabilità intellettiva molto studiata anche da Telethon» racconta.
«Successivamente mi sono trasferita in Svizzera, a Ginevra, dove sono passata a studiare una malattia completamente diversa, l’epatite B. In generale sono sempre stata affascinata dai meccanismi biologici di base, però ho sempre cercato di applicare questa mia passione a una specifica patologia».
Dopo due anni, però, Celine decide di cambiare e tra i vari annunci di lavoro che la rete le propone ecco quello di Luca Rampoldi, ricercatore dell’Istituto San Raffaele che grazie al programma carriere di Telethon ha potuto costituire un proprio gruppo di ricerca indipendente dedicato allo studio di una rara malattia renale di origine genetica.
«Mi sono trasferita a Milano nel gennaio del 2006 e da subito mi sono trovata molto bene: quello di Luca era un gruppo giovane, appena formato, e questo mi ha dato proprio la sensazione di iniziare insieme un nuovo percorso. Ci occupiamo di un gruppo di malattie ereditarie del rene come la malattia cistica della midollare renale dovute a difetti nell’uromodulina, una proteina normalmente presente nelle urine. Per motivi ancora poco chiari – ma che naturalmente speriamo di scoprire! – quando questa proteina è alterata stimola la formazione di numerose cisti che, accumulandosi nel tempo, portano inevitabilmente all’insufficienza renale».
Quando il rene è così compromesso l’unica alternativa alla dialisi è il trapianto, che però non è sempre fattibile: ecco perché è importante andare a fondo dei meccanismi della malattia per provare a individuare un bersaglio terapeutico efficace.
«Da qualche anno disponiamo di un modello murino della malattia che riproduce esattamente i sintomi della forma umana e che ci aiuterà molto nei nostri studi» continua Celine.
E il futuro? «Amo questo lavoro, mi trovo bene in Italia e in particolare a Milano, dove ho anche conosciuto il mio fidanzato. Certo, ho 36 anni e prima o poi vorrei trovare un posto fisso e stabile, ma in questo lavoro è difficilissimo, non solo in Italia. Non si possono fare programmi a lungo termine, ma finché c’è la passione… chi vivrà vedrà!».