«I pazienti sono il cuore pulsante del Nemo sud. E mi regalano mille emozioni»

Si dice spesso che quello di infermiere, più che un lavoro sia una missione. Le parole di Daniela, infermiera al Centro Nemo sud (il Centro clinico nato dalla collaborazione tra Uildm, Aisla, Telethon, Azienda Ospedaliera Policlinico “G. Martino” ed Università di Messina), sembrano confermare quella tesi. «La realizzazione più grande per un infermiere è quella di dare un'assistenza a 360 gradi: aiutando, sostenendo, compensando e sostituendo». Daniela, sposata con Vincenzo e mamma di un bambino di 11 anni, Antonio, lavora al Nemo sud fin dalla sua apertura.

La particolarità dell’ambiente fa dell’attività quotidiana un’avventura piena di emozioni. A rendere possibile questa “magia”, racconta Daniela, sono gli ospiti: «Sono il cuore pulsante intorno ai quali tutto si muove».

L’avventura al Nemo comincia con un punto interrogativo: «Quando ho ricevuto la telefonata in cui mi veniva comunicato della mia assunzione, non sapevo cosa sarebbe successo nel prossimo futuro».

Ma le risposte non si fanno attendere: «Appena entrata ho capito che la mia vita sarebbe cambiata. Di lì a poco ho colto la bellezza di questo luogo e quanto sia importante esercitare la propria professione comprendendo che si tratta di una missione. Poter operare - prosegue Daniela - al fianco di professionisti (neurologi, pneumologi, fisiatri, fisioterapisti, psicologi, logopedisti) in un team multidisciplinare mi ha dato piena certezza di quanto sia utile per tutti dare il meglio, far bene e con passione il proprio lavoro».

Perché l’esperienza è del tutto particolare: «La maggior parte degli ospiti del Nemo Sud è affetta da patologie che oggi non hanno una cura. Non è quella che, nella maggior parte dei casi possiamo, oggi, dare loro. Possiamo, però, prenderci cura di loro. E questo per me è davvero gratificante».

Perché le emozioni non mancano: «In questi primi due anni di attività ho avuto modo di conoscere centinaia di persone. Non è sempre facile riuscire a nascondere emotività e sconforto davanti a situazioni molto gravi». Al Centro Nemo Sud afferiscono oggi più di 1100 persone. E molte hanno regalato a Daniela qualcosa di bello. «Un'emozione non solo legata all'esperienza professionale, ma soprattutto al rapporto umano».

Ricordi intensi e, molte volte, difficili. «Per quanto doloroso, mi resta impresso quello della mamma di Tommaso (nome di fantasia ndr), affetto dalla distrofia muscolare di Duchenne. Questa signora, non essendo portatrice, riusciva ad accettare la malattia del figlio ancora con maggiore difficoltà». Un’emozione che ha fatto nascere un sentimento forte in tutto lo staff. «Abbiamo tutti deciso di dare il massimo ai nostri pazienti. Anche quando Tommaso fu ospite del Centro, non solo l'intervento delle psicologhe fu fondamentale, ma anche l'operato degli infermieri che hanno supportato questa mamma con amore e comprensione».

Ma la storia di Tommaso e quelle degli altri ospiti hanno un doppio valore, perché sono uno stimolo a crescere e a dare sempre di più, per fare sempre meglio. «So che ho ancora molto da imparare. Le mie competenze cresceranno e miglioreranno insieme al Centro e a ciò che in esso avrò modo di vivere». E allora quest’esperienza fa nascere anche un bellissimo senso di appartenenza. «Sono fiera di poter esercitare la mia professione in una struttura come questa; perché sono certa che con la presenza del Nemo Sud molte persone si sentono e si sentiranno meno sole. Finalmente assistite. Finalmente ricevono e riceveranno risposte alle loro domande».

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