“Cercansi giovani appassionati per la scienza, astenersi non sognatori”. È l’annuncio di Ester Zito al suo ingresso nell’Istituto Telethon Dulbecco, il programma carriere istituito da Telethon per favorire le giovani eccellenze in Italia grazie a una sorta di start-up: un finanziamento quinquennale di oltre 500mila euro che consenta la creazione di un gruppo di ricerca indipendente incentrato sullo studio delle malattie genetiche.
Ester ha solo 35 anni ma ha già un percorso di tutto rispetto alle spalle: dopo la laurea in Chimica e tecnologie farmaceutiche all’Università Federico II di Napoli, la sua città, si è specializzata presso l’Istituto Telethon di genetica e medicina (Tigem), dove ha conseguito dottorato e post-dottorato.
«All’inizio sognavo di studiare medicina – racconta – ma con il tempo ho capito che il contatto diretto con i pazienti mi avrebbe scoraggiata. La ricerca invece è decisamente la mia strada, perché mette insieme il desiderio di conoscenza con la prospettiva di migliorare la vita di altre persone».
Nei sei anni al Tigem Ester lavora con Andrea Ballabio e Maria Pia Cosma su una rara malattia metabolica, il deficit multiplo di solfatasi, dovuta al difetto in un enzima situato in quello che Ester definisce il deus ex machina della cellula, il reticolo endoplasmatico: «Questo organello cellulare mi ha decisamente conquistata, è qui che si decide la conformazione finale e il destino di gran parte delle proteine della cellula. Studiarne l’attività non è soltanto molto interessante, ma può potenzialmente offrirci bersagli farmacologici per numerose malattie, genetiche ma non solo».
Nel 2008, poco più che trentenne, Ester decide che è il momento di mettere il naso fuori dall’Italia: grazie alla solida preparazione scientifica maturata e alla sua tenacia ottiene prima un finanziamento dell’Organizzazione europea per la biologia molecolare (Embo) che le consente di lavorare per tre anni all’Università di New York, quindi un grant europeo “Marie Curie” presso l’Università di Cambridge.
«Non è facile fare un certo tipo di carriera in Italia, soprattutto per una donna. Dopo diversi anni all’estero desideravo ritornare, ma non mi si presentavano le occasioni adatte. Poi è arrivato il bando dell’Istituto Telethon Dulbecco, tra le pochissime opportunità in Italia di essere valutata con criteri davvero meritocratici, da una commissione internazionale di altissimo livello. E poi Telethon è un’organizzazione con una missione fortissima, che ti costringe a mantenere la rotta su un obiettivo molto preciso: fare scienza sentendo la pressione dei pazienti, che si aspettano una cura, ha per me una marcia in più. Il nostro obiettivo sarà studiare una particolare proteina del reticolo endoplasmatico responsabile, quando alterata, di diverse patologie come la distrofia muscolare da spina rigida e altre miopatie. Studiandone il meccanismo d’azione contiamo di individuare una strategia farmacologica efficace».
Il trasferimento definitivo all’Istituto Mario Negri di Milano, il centro scelto da Ester per costituire il proprio gruppo, avverrà entro la fine dell’anno: qualche mese per chiudere gli esperimenti in sospeso e poi via con il reclutamento dei suoi collaboratori.
«Un’esperienza del tutto nuova per me, che non mi fa dormire la notte… mi sento investita di una grossa responsabilità, però sono pronta a mettermi in gioco: cercherò ricercatori giovani, menti fresche e appassionate per la scienza, pronte a mettersi in gioco ogni giorno insieme a me e ad affrontare anche le inevitabili frustrazioni di questo lavoro. Mi piacerebbe che non fossero tutti italiani e che si parlasse in inglese quotidianamente, per abituare tutti alla lingua ufficiale di questo mestiere. Un mestiere, certo, ma così speciale».