Maria Pia Cicalese lavora all’SR-Tiget dove si occupa di terapia genica sulle immunodeficienze genetiche con il sogno di cambiare la storia di queste malattie.
Dalla ricerca alla clinica, dal laboratorio alla corsia d’ospedale e viceversa. Con l’obiettivo di dare una speranza di vita a bambine e bambini estremamente vulnerabili a causa del sistema immunitario compromesso.
E con il sogno di cambiare la storia delle immunodeficienze primitive che, fin dalla nascita danneggiano in modo devastante le difese dell’organismo. Un sogno, quello di Maria Pia Cicalese, ricercatrice e pediatra all’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica, che sta pian piano diventando realtà grazie allo sviluppo di strategie terapeutiche innovative cucite su misura dei piccoli pazienti.
«Abbiamo realizzato la prima terapia genica al mondo a base di cellule staminali su misura del paziente: è un farmaco approvato per il trattamento dell’Ada-Scid che è una una rara immunodeficienza di origine genetica» racconta con una voce che non nasconde l’entusiasmo e la passione.
Facciamo un passo indietro. Quando e come avviene il suo incontro con Telethon?
«Dopo la laurea in medicina chirurgia e la specializzazione in pediatria, a Napoli, trascorro 7 mesi a Londra dove mi occupo di clinica e ricerca clinica per il trapianto di fegato. Lì matura il mio interesse per le malattie immunologiche e si consolida la mia passione per l’immunologia, la scienza che studia il sistema immunitario ed è ancora un campo inesplorato. Quando rientro in Italia, l’SR-Tiget - che è impegnato in un lavoro pionieristico nel campo della terapia genica per diverse forme di immunodeficienza primaria - sta reclutando ricercatori clinici, e io colgo al volo l’occasione. È il 2010. Entro così nella grande famiglia di Telethon e inizio a muovere i primi passi nel campo della terapia genica: all’Istituto si lavora sodo per far diventare realtà progetti che sembrano avveniristici».
Arriva all’SR-Tiget, dove si sta già lavorando per mettere a punto la terapia genica per l’Ada-Scid.
«Sì, questa terapia è il risultato di oltre 20 anni di ricerca e quando io arrivo a Milano sono stati già trattati i primi bambini che, tra il 2000 e il 2010, sono stati coinvolti nel trial clinico. Alla luce degli ottimi risultati di sicurezza ed efficacia riscontrati, iniziamo il trattamento di altri bambini in uso compassionevole. Io ne seguirò il percorso terapeutico. E di lì a poco GSK prenderà in carico la produzione del farmaco ideato e prodotto all’SR-Tiget per renderlo disponibile su larga scala per più pazienti possibili».
L’Ospedale San Raffaele di Milano è l’unico centro autorizzato alla somministrazione della terapia genica per l’Ada- Scid. Cosa ha rappresentato per lei questo risultato?
«Un traguardo importantissimo. Di fatto rappresenta il compimento della mission della Fondazione Telethon: far avanzare la ricerca verso la cura. Perché è un trattamento salvavita. Quindi una soddisfazione grandissima. La sensazione di aver partecipato a un bellissimo lavoro di squadra pluridecennale. Da più di venti anni, infatti, si lavorava a questo progetto che ha cambiato la storia della medicina: il primo farmaco a base di cellule staminali modificate ex vivo che ha segnato una svolta epocale e l’inizio di una nuova medicina. Ma anche una nuova tappa evolutiva per l’umanità».
Perché?
«Perché il destino geneticamente scritto, in alcuni casi, può cambiare».
Di fatto come funziona la terapia?
«L’Ada-Scid è una malattia genetica molto rara, dovuta a un gene difettoso che blocca la produzione di un enzima chiamato adenosina-deaminasi (Ada) essenziale per la produzione dei linfociti. E così i bambini nati con Ada-Scid non hanno un sistema immunitario sano e per loro anche le infezioni più comuni possono essere fatali. Per questo è chiamata la malattia dei bambini bolla: dovrebbero vivere in un ambiente sterile e asettico. Ebbene, la terapia consiste in un’unica somministrazione di cellule staminali modificate con il gene corretto: in altre parole, le cellule staminali vengono prelevate dal midollo osseo del paziente e vengono corrette in laboratorio (ex vivo). Tramite un vettore virale viene veicolato il gene sano di Ada che, una volta reinfuso nello stesso paziente, produce una progenie di cellule figlie corrette geneticamente».
Riscrivere la storia delle malattie genetiche, vedere una strategia pensata in laboratorio arrivare al letto del paziente e offrire una speranza: cosa vuol dire?
«È la realizzazione di un sogno. È la dimostrazione che la medicina va avanti a passi da giganti. L’auspicio ora è che questa speranza di cura possa allargarsi a sempre più malattie genetiche e in tempi più rapidi, potendo applicare tecnologie già esistenti».
E per il futuro ci sono nuove sfide.
«Fondazione Telethon ne ha intrapreso una molto importante. Ada-Scid ha rischiato di tornare a essere una malattia orfana: perché essendo una malattia rara è venuto meno l’interesse di big pharma di produrre la cura, non essendo abbastanza remunerativa. Dopo l’alleanza iniziale con GSK, è stata l’azienda farmaceutica Orchard Therapeutics a produrre il farmaco. L’anno scorso, però, ha annunciato di voler disinvestire nel campo delle immunodeficienze primitive. Ma per noi ogni singola vita conta, e non vogliamo che i bimbi affetti da Ada-Scid vengano lasciati soli, privati di questa opportunità terapeutica. Ecco perché Telethon ha deciso di farsi carico della sua commercializzazione ed è un’emozione enorme pensare al primo bambino che a breve tratteremo con il farmaco prodotto e distribuito proprio da Telethon. Per questo voglio sottolineare l’importanza di fare rete, di tenere viva l’attenzione sulle malattie genetiche rare e sostenere economicamente la ricerca. La futura somministrazione di questa terapia salvavita dipende in fondo dalla disponibilità di fondi da parte di Telethon, dipende quindi dalla generosità dei nostri donatori».