Scrivono per noi Paola e Fabio che ci raccontano perché essere donatori non gli è più bastato e hanno scelto di impegnarsi anche come volontari.
Io e mio marito Fabio abbiamo deciso di diventare donatori Telethon per tante ragioni. In primo luogo, perché noi e Telethon abbiamo una cosa in comune molto importante: siamo “sognatori concreti”. Mi spiego: da quando ci conosciamo, io e mio marito abbiamo iniziato a fare progetti, sognare il nostro futuro in modo concreto e ci stiamo dando da fare per raggiungere i nostri obiettivi. La stessa cosa che fanno i ricercatori: si pongono degli obiettivi reali e fanno tutto quello che è in loro potere per raggiungerli; siamo dei ricercatori anche noi in fondo!
Un’altra cosa che abbiamo in comune sono i trent’anni. Ebbene sì, noi quest’anno festeggiamo i trent’anni di matrimonio e voi festeggiate i trent’anni di attività. La vita non è stata tutta rosa e fiori e soprattutto in questi ultimi anni ci ha messo di fronte a tante difficoltà che forse avrebbero potuto avere un finale decisamente diverso con la conoscenza, l’informazione e la ricerca. Crediamo fermamente che il nostro piccolo impegno possa fare la differenza, crediamo fermamene che sostenere la ricerca faccia la differenza.
Col passare del tempo essere “solo” donatori non ci è bastato, sentivamo il bisogno di fare qualcosa di più. È come in un rapporto, all’inizio dai qualcosa ma, quando diventa una cosa importante, vuoi dare sempre di più. È capitato che un giorno, sulla vostra rivista, Fabio ha letto che cercavate volontari, anzi chiedevate di donare il nostro tempo, la cosa ci è piaciuta molto e così abbiamo contattato la Fondazione.
L’esperienza come volontari è stata eccezionale: siamo diventati, come ormai ci chiamano tutti, “spacciatori di cuori”. Abbiamo dato vita a un banchetto Telethon veramente un po’ fuori di testa: abbiamo cantato, ballato, fermato un sacco di persone, ascoltato tante storie, abbiamo scoperto che si può aiutare divertendosi tantissimo!
Facendo i mercatini abbiamo scoperto un mondo di associazioni davvero grande, a partire dagli alpini che sono veramente delle persone eccezionali e, detto tra noi, fanno il vin brûlé migliore che abbiamo mai assaggiato, alla Croce Rossa e a tutte quelle piccole associazioni che aiutano le famiglie, chi ha una disabilità ecc. Con loro abbiamo scherzato, ci siamo divertiti e abbiamo comprato i loro prodotti (un pinetto è incredibilmente ancora vivo!), abbiamo ascoltato le loro storie; insomma siamo cresciuti davvero tanto come persone, abbiamo donato il nostro tempo e in cambio abbiamo ricevuto davvero tanto, adesso ci sentiamo delle persone più ricche.
Potrei raccontare centinaia di aneddoti e di storie, di mercati fatti sotto la pioggia, al freddo, il tempo con noi è stato davvero inclemente ma non ci ha fermati; in questa avventura ci hanno aiutato tantissimo una coppia di amici, Lorenzo e Veronica, i nostri figli Laura e Marco, nostra nipote Gaia, e nostro cognato Tommaso, praticamente eravamo i vecchietti del gruppo.
Ognuno di noi aveva un compito specifico: Fabio il “capobanda” (praticamente quello che montava, smontava, metteva la musica e ci comandava a bacchetta), io la PR del gruppo, Lorenzo il contabile, Veronica la nostra fatina venditrice, la ragazza più dolce che abbia mai conosciuto, Laura e Tommaso i nostri addetti stampa, Marco il nostro addetto al trasporto valori e Gaia la nostra mascotte. I miei genitori che ci portavano il tè caldo, così zuccherato che non si può neanche immaginare. Ma era buonissimo! Abbiamo fatto tantissime foto a chi comprava i cuori e anche a chi si fermava solo per chiacchierare e non li comprava. Ci hanno scambiato per parcheggiatori, per addetti della Telecom, (la pettorina inganna!) non siamo passati mai inosservati! Insomma è stata un’esperienza davvero forte che non vediamo l’ora di ripetere!