Giancarlo Di Leva ha Telethon nel sangue. Il suo incontro con la ricerca scientifica scaturisce da una lunga carriera professionale vissuta all’interno di Bnl, uno dei partner storici della Fondazione.
«Mi sono sempre occupato dello sviluppo della rete retail della banca, in parti diverse d’Italia, mantenendo un contatto diretto e costante con il territorio e le agenzie che per molti anni, soprattutto in corrispondenza della grande maratona natalizia, hanno rappresentato il fulcro della partecipazione di Bnl alla lotta contro le malattie genetiche».
Per la Fondazione a Giancarlo è toccato un compito non facile: occuparsi del coordinamento di una parte, molto estesa, della capitale. «In realtà - spiega - anche se formalmente il mio incarico dovrebbe limitarsi all’area est di Roma, mi impegno su gran parte del territorio cittadino». Una estensione enorme che si traduce in spostamenti anche di molti chilometri al giorno, macinati sempre con entusiasmo.
Giancarlo ha puntato soprattutto sulla collaborazione con le aziende, all’interno delle quali ha letteralmente formato gruppi di volontari che si impegnano con regolarità per la Fondazione: «È con loro che io mi raccordo per organizzare le iniziativa di raccolta, non prima di averli invitati a partecipare a momenti di formazione sulle attività di Telethon. Ogni azione di sensibilizzazione interna che questi volontari compiono non può prescindere da una conoscenza approfondita delle attività di ricerca svolte dalla Fondazione». «In questo senso - racconta Giancarlo - un’esperienza significativa è quella che abbiamo vissuto con il gruppo assicurativo franco-tedesco Euler Hermes, dove si è formato un eccezionale gruppo di 23 volontari su un organico complessivo di 500 persone. Un contingente al servizio della scienza, che viene costantemente aggiornato sui risultati raggiunti dalla ricerca così da offrire loro motivo e opportunità per sensibilizzare i colleghi e, ovviamente, promuovere momenti di condivisione e partecipazione sempre più consapevoli».
I volontari interni alle aziende costituiscono un link molto efficace tra donatori e Telethon, perché a loro viene riconosciuta serietà e affidabilità e anche perché possono operare “sul campo” in maniera sistematica. Giancarlo è consapevole che i risultati migliori si ottengono con il tempo e l’impegno, nulla si improvvisa. Come nel caso della “breccia”, come la chiama lui, aperta nel settore militare romano: «Alla città della Cecchignola ci sono molte caserme e una platea ampia di potenziali sostenitori di Telethon. Il dialogo è stato avviato e l’interesse sembra molto alto».
Il fronte del reclutamento dei volontari, che Giancarlo divide in tre personalissime categorie, costituisce la prima è più importante sfida: «Quella che io individuo come prima fascia di volontari - ci racconta - è rappresentata da coloro che manifestano non solo disponibilità ma uno spirito di iniziativa formidabile, tale da rappresentare un forte traino nei confronti di tutti coloro che gravitano intorno agli eventi e alle campagne di Telethon. Purtroppo a questa categoria posso associare non più di 200 persone, che per una città grande come Roma sono ancora troppo pochi. Certo, poi possiamo contare su persone che offrono la propria disponibilità anche saltuaria, ma la differenza, in questo caso, è il livello di partecipazione emotiva di chi si accosta alla nostra mission, ed è sempre più necessario incrementare questo aspetto».
Per questo Giancarlo punta sul mondo delle scuole «per parlare a ragazzi di 16 o 17 anni, cercando di instillare nelle loro menti il concetto che, quando si intraprende un cammino di solidarietà, il bilancio alla fine è sempre positivo in termini di forza e insegnamenti ricevuti rispetto a quanto si è stati in grado di offrire agli altri in termini di tempo e impegno». Una regola aurea, che vale oggi come quando Giancarlo ha iniziato la sua avventura al fianco di Telethon, «un faro che non estinguerà mai la sua energia positiva».