«Ti prego, scrivilo, io riconverto la rabbia che porto dentro in energia nell’attività per Telethon». Natalye Parnofiello è la coordinatrice per l’area nord di Milano solo da un anno, ma in realtà è come se nella Fondazione ci sia sempre stata. «Letteralmente circondata» dice lei, che lavora in Bnl e che quindi con Telethon condivide anche del tempo lavorativo.
«Ho cominciato nel 2012. La risposta ad un annuncio sul Telethon Notizie e via ad organizzare il primo banchetto, io e le mie cinque amiche del cuore, praticamente le mie sorelle». Il risultato di quella prima esperienza è ottimo e a ruota anche l’entusiasmo con cui le ragazze affrontano la sfida: «L’anno successivo moltiplichiamo le forze, ci distribuiamo in altrettanti banchetti e con questa strategia quasi militaresca raccogliamo molti più fondi».
Nella voce di Natalye si avverte una energia speciale. La sua motivazione principale si chiama Lorenzo e ha tre anni e mezzo. «Soffre di una malattia genetica rara di quelle senza diagnosi. Beffa del destino» racconta Natalye non senza una nota di commozione ma anche con tanta determinazione. Per tanto tempo Natalye ha mantenuto la sua personale vicenda riservata, poi con un post sui social ha voluto venire allo scoperto: «Sicuramente una spinta fortissima a proseguire in questa grande avventura, ma non la sola. Probabilmente per Lorenzo non ci saranno grandi prospettive di futuro, ma la ricerca deve andare avanti, oggi più di ieri, oggi che davanti ai ricercatori, cadute molte barriere e ridotte molte distanze, ci sono direttamente gli occhi e le speranze di tanti altri bambini, di tante altre mamme e di tanti altri papà».
Natalye è consapevole della situazione di Lorenzo, ma poi ci sono anche Alessandro, il suo primo figlio, e Ludovica, la piccola di casa, la principessa. «A Milano voglio organizzare una festa. Voglio allegria, musica, ballo e tanta solidarietà per Telethon. E poi un altro obiettivo che mi prefiggo è quello di entrare sempre di più nelle scuole». I bambini non hanno sovrastrutture o pregiudizi culturali o umani, finché non sono gli adulti a inculcarglieli: «Quando Lorenzo è andato a scuola in sedia a rotelle ai bambini presenti non è sembrato per nulla strano o inopportuno portalo a giocare a nascondino con loro».
Ai più piccoli sono dedicati anche molti degli eventi o delle manifestazioni che Natalye e le sue amiche volontarie stanno organizzando a Cormano, il suo comune di residenza, per sostenere la Fondazione: «Si tratta di tornei sportivi, momenti di gioco e di grande vivacità». E per il futuro, cosa si augura? «Io lotto perché se anche solo un bambino o una mamma, in futuro potrà evitare quello che è un vero e proprio calvario, allora avremo raggiunto il nostro obiettivo. Per me - conclude Natalye - la frase di Susanna Agnelli secondo cui finché ci saranno malattie genetiche Telethon proseguirà il suo cammino è come un mantra, me lo ripeto ogni giorno».