La voglia di mettersi al servizio dell’altro è scritta nel loro Dna. La passione per la ricerca è la molla che li spinge a dare il massimo e a superare, a volte, la frustrazione dell’errore e della sconfitta.
La speranza che un giorno, anche grazie al loro contributo, migliaia di bambini e di genitori potranno condurre una vita serena, senza malattie genetiche, è il carburante che fa battere il loro cuore.
Domenico, Pietro e Matteo sono persone comuni che dimostrano con il loro impegno quotidiano come tutti possano essere degli eroi.
Eroi della solidarietà, come Domenico. Studente di medicina che lavora da tre anni sul territorio come volontario Telethon. «Per me è naturale occuparmi degli altri – spiega –. Ho visto mia madre che lo faceva; ho ascoltato i discorsi di mio padre. Il loro esempio mi ha insegnato che dare significa anche ricevere, ed è quello che cerco di fare al meglio impegnandomi per Telethon e per la ricerca».
Eroi dell’amicizia, come Davide. Un bambino di dodici anni che, da quando va all’asilo, è l’angelo custode di Matteo, un coetaneo affetto da atrofia muscolare spinale, una patologia genetica che colpisce i muscoli. «Nel Dna di Davide – racconta il papà – brillano cuore e solidarietà. Siamo orgogliosi di lui».
Eroi della ricerca, come Pietro, il ricercatore finanziato da Telethon che da quando aveva venti anni studia una forma genetica di ritardo mentale, l’X fragile. «Grazie a Telethon posso fare il lavoro che amo – spiega Pietro –. A volte è frustrante non riuscire a dare un aiuto immediato ai bambini che soffrono. Ma se non puoi curare, puoi sempre prenderti cura».
Come loro ci sono tanti eroi che, ogni giorno, sostengono la lotta alle malattie genetiche. Fanno gesti semplici ma importanti. E puntano, tutti insieme, all’obiettivo finale: la cura.
Un traguardo che possiamo raggiungere insieme. Con un piccolo gesto. Ora.